Dalla prima puntata ci si rende subito conto che tutto è incentrato su Michelle Simms (Sutton Foster), una donna delusa da una vita professionale in secondo piano, nei balletti di Las Vegas dove emergono solo ragazze giovani e super dotate fisicamente. Così cede alla corte di un ricco ammiratore Hubbell Flowers (Alan Ruck) e accetta di sposarlo dopo una sbronza per dimenticare l’ennesimo provino andato a male. Appena arrivata nella casa-museo che Hubbell condivide con la madre, Michelle si pente di aver preso quell’uomo come marito, soprattutto qyuando conosce la suocera, l’asfissiante Fanny (Kelly Bishop), ex ballerina ed insegnante di danza nella palestra adiacente alla casa. Decide di scappare.
Ma il destino ha deciso diversamente: Hubbell muore in un incidente. Le due donne, seppur diversissime, troveranno nella danza il legame per sopravvivere e andare avanti insieme.
Alla Paradise Dance Academy, la nostra protagonista intreccia legami con le adolescenti Bettina “Boo” Jordan (Kaitlyn Jenkins), dolce ma scontenta del suo corpo, l’altezzosa e talentuosa Sasha Torres (Julia Goldani Telles), priva, però di quel “quid” necessario per farla emergere; Virginia “Ginny” Thompson (Bailey Buntain), molto volenterosa, piena di entusiasmo, ma piena anche di limiti nel ballo e la sempre allegra Melanie Segal (Emma Dumont).
Il titolo originale della serie, Bunheads, si riferisce al termine slang dell’ambiente di ballo per indicare la pettinatura a chignon utilizzata nella danza classica.
Sia Sutton Foster, per questo ruolo definita “l’attrice rivelazione fortysomething della serialità Usa”, sia Kelly Bishop, hanno trascorsi musicali, quindi non hanno avuto difficoltà a inserirsi nelle atmosfere del serial.
A passo di danza avrebbe dovutoi prendere come spunto la base di ‘Glee’ e tradurla nell’ambiente delle ballerine. Ma, rivela Amy Sherman-Palladino “mi sono ricordata di alcune ragazzine, mie compagne di scuola, e che praticavano la danza classica e ho scelto quattro attrici che le interpretassero”. Per quanto riguarda la figura della protagonista disillusa Michelle, “ho pensato a qualcuno che somigliasse a Heather Watts, prima ballerina del New York City Ballet che ha dovuto fare i conti con lo spietato mondo del balletto e ha dovuto arrangiarsi per conto suo. In un certo senso Michelle rappresenta una sorella di Heather, se solo avesse preso un’altra strada…”.
Le critiche che hanno accolto “A passo di danza” negli USA, sono tutte positive. Per “Variety”, “i personaggi di Sherman-Palladino con la loro chiacchierata brillante e la malinconia sottile, arricchiscono il tessuto di una serie che bilancia perfettamente commedia e dramma”. Il “Time” ha definito la serie “tutta da godere”. Il “New York Post” sostiene che si “tratta del migliore telefilm sulla danza che ci sia in tv, con la sua imprevedibilità non somiglia a niente di già visto”. Per il “Washington Post” ha “quel tocco inafferrabile che la maggior parte delle serie tv non riesce a centrare nei primi episodi, con una scrittura folle e intelligente che sa virare di continuo verso le emozioni quando ce n’è bisogno e poi, in modo altrettanto veloce, tornare alla leggerezza”.
Anche a noi, è apparsa una serie innovativa, che non affronta il mondo della danza come i tanti talent show che ci sono in giro per l’etere. C’è spigliatezza e umanità, condite dalle atmosfere tipiche della commedia statunitense. E un pizzico di pura disillusione che si riscontra nelle parole della protagonista: “come al solito noi ci diamo da fare per due ore e, a cinque minuti dalla fine, queste arrivano, si mettono davanti, mostrano le tette e viene giù il teatro. Arrivano e stanno ferme. Vengono pagate meglio. Bel messaggio per le ragazze di oggi: ‘la scuola di danza non serve, basta togliersi la maglietta e stare ferme”