Walter Veltroni racconta l’ex leader del Pci in un lungometraggio prodotto da Sky, in collaborazione con Palomar, presentato in anteprima a Roma. E’ arrivato nei cinema dal 27 marzo e andrà in onda a giugno su Sky Cinema 1 HD e successivamente su History Channel
Enrico Berlinguer aveva sdoganato il Partito Comunista Italiano nel 1956, dai regimi dittatoriali che allora reggevano le sorti della Unione Sovietica ed era riuscito grande trascinatore di gente a portare la sinistra italiana a registrare consensi mai ottenuti in precedenza, sopra il 35 per cento, in particolare in quegli anni nei quali la Democrazia Cristiana teneva banco e comandava e il socialsmo craxiano avanzava prepotentemente.
Walter Veltroni un nostro onesto e grande intellettuale di sinistra , esageratamente onesto da essere stato “trombato” inevitabilmente nella sua vita politica, profondo conoscitore di cinema, cinefilo accanito e scrittore, ha diretto per la prima volta con successo un film docu, dove ricorda con immenso affetto e rigore storico il grande leader in “Quando c’era Berlinguer”.
Un racconto rigoroso , una regia essenziale in cui Veltroni non si fa prendere la mano , poteva facilmente accadere , visto il suo amore per il grande sardo, era di Sassari, ci ha fatto rivivere e giustamente esaltare nel ricordare cosa è stato Enrico Berlinguer. Noi c’eravamo in quegli anni irripetibili, e Veltroni ci ha riportato nel corso del racconto a quei tempi in cui noi sognavamo un altro paese , eravamo usciti da una guerra disastrosa, ci siamo impegnati affinche’ accadesse il miracolo, non ci siamo riusciti, ma ci abbiamo provato. Ci siamo commossi soprattutto di fronte alla marea di popolo piangente, infinito e riverente che si inchina al passaggio della bara del leader nel giugno del 1984.
La materia del film vale moltissimo per noi e per milioni di italiani sopra i sessanta.
Il film inizia con una panoramica di giovani spaesati, ignari, sconcertati, intervistati, sono studenti universitari, gente qualunque, italiani nati dopo la morte del PCI e del suo leader più simbolico scomparso e dimenticato, non sanno chi sia Berlinguer. La storia è piena di buchi a volte voluti, vuoti inesorabili. Ma il film resta un grande documento, immagini nuove, interviste ai protagonisti, ma Veltroni non si indigna per il non ricordo di questo grande italiano e ci consegna anche un Berlinguer , fragile, soggetto alle manipolazioni e alle idee degli antagonisti mediocri del suo partito: ieri come oggi nulla cambia, anzi peggiora inevitabilmente, facendoci da soli la forca al popolo della sinistra, quella rimasta e smarrita.
Nel film ci sono testimonianze illustri, a cominciare dal nostro Presidente della Repubblica Napolitano, Scalfari, Signorile, Forlani, Gorbaciov, Lorenzo Jovanotti, la figlia Bianca. Un periodo storico di grande importanza , emozionante, pieno di avvenimenti unici e rivoluzionari, come la vittoria nel referendum sul divorzio nel 1974, fino alla morte di Berlinguer nel 1984. La crescita continua del Pci, la sua possibile vittoria elettorale, che ebbe riscontri feroci da parte di Craxi, la DC non morotea, la destra fascista, le Brigate Rosse, i servizi segreti , l’esecuzione di Moro.
Grande merito di Veltroni nel dirigere il film , è che non ha inteso ricordare soltanto con un omaggio sentimentale il leader. Il suo è un racconto intenso, vibrante di quegli anni di storia importante, pesante per il nostro paese e non solo, negli anni in cui Berlinguer con il suo carisma e con la mitezza e l’umiltà dei forti, aveva trasmesso una fondata speranza per tutto il popolo della sinistra , che oggi è svanita miseramente.