Floribeth Mora Diaz, la donna guarita da Giovanni Paolo II, dalla sua casa di Tres Rios di Cartago racconta l’incredibile storia di cui è stata protagonista, alla vigilia della canonizzazione di Karol Woytyla. Gli inviati di Matrix hanno seguito per tre giorni la donna che vive nel piccolo centro a qualche decina di chilometri da San José del Costa Rica. In una lunga intervista a “Matrix” Floribeth ha ripercorso i momenti della malattia che l’aveva resa semi paralizzata, un aneurisma cerebrale sul quale non si poteva intervenire:
«Vivevo con l’angoscia della morte certa, tutta la famiglia cercava di confortarmi. Mio marito ha allestito in veranda un altare dedicato a Giovanni Paolo II al quale siamo devoti dal suo viaggio in Costa Rica nel 1983», dirà la miracolata che prosegue il suo racconto parlando della notte della beatificazione di Papa Giovanni Paolo II e della sua insipegabile guarigione:
«Avevo seguito la cerimonia in tv nonostante i pesanti farmaci che assumevo. E, al mattino, risvegliandomi e guardando la copertina di una rivista con l’immagine di papa Woityla con le braccia allargate udii la sua voce che mi esortava ad alzarmi. Vidi le braccia del papa allungarsi dalla copertina verso di me. Io ubbidii, sentivo dentro di me un gran benessere. Andai da mio marito in cucina e gli dissi che ero guarita».
Le telecamere di Matrix sono entrate nell’ospedale di San Josè dove Floribeth fu ricoverata nell’aprile del 2011. Il chirurgo Alejandro Vargas Romàn ha mostrato l’arterografia con l’evidente dilatazione dell’arteria cerebrale media e la risonanza che ha evidenziato – otto mesi dopo il miracolo – la totale e spontanea scomparsa dell’aneurisama.
«Mi sono confrontato con tanti colleghi nel mondo – conclude il professor Vergas Roman – ma non ho trovato alcun precedente analogo. La scienza medica non riesce a spiegare quello che è accaduto nella testa della signora Floribeth Diaz».
«Ho incontrato in questi mesi tante persone di diverse religioni che mi hanno mostrato grande rispetto – racconta Floribeth – Tuttavia c’è sempre qualcuno che non crede, che mi reputa una pazza, ma per me quello che conta oggi è che questa pazza è guarita».
Il reportage è stato realizzato da Francesco Fossa.