Dunque prepariamoci: i cattivi avranno sempre la meglio, dei cosiddetti “buoni” non c’è traccia. Saviano, ideatore e supervisore del progetto, ci tiene, a questo proposito a smorzare qualsiasi polemica sul rischio di una emulazione: “Ho la sensazione che non si possano amare questi personaggi perché sono raccontati così come sono, quindi con tutto l’apporto violento delle loro contraddizioni. Non sono uomini visti semplicemente nel loro momento trionfale o quando vengono ammazzati, perché il cinema tende a vedere solo questi due momenti, ma sono visti nella miseria quotidiana, nell’inferno delle loro vite”.
A rendere ancor più aberrante la malvagità, concorrono le frasi del trailer: “Il male è tra noi ‘, Sangue chiama sangue’, ‘Le colpe dei padri ricadranno sui figli’ . Si crea così un clima di grande tensione nel quale si inseriscono le immagini ansiogene. E’ questa, in effetti, la serie prodotta da Sky Atlantic insieme Cattleya e Fandango, in collaborazione con La7 e in associazione con Beta Film.
Dodici gli episodi, diretti da Francesca Comencini, Claudio Cupellini e Stefano Sollima che ne ha curato anche la sceneggiature. Al centro del racconto c’è il clan Savastano, una delle organizzazioni più potenti e influenti di tutto il Napoletano. A capo del clan c’è Pietro (Fortunato Cerlino), un boss vecchio stampo temuto e rispettato da tutti. Al suo fianco c’è Ciro Di Marzio (Marco D’Amore), uno dei suoi soldati più fedeli e ambiziosi.
Intorno a loro un universo familiare votato al crimine. A cominciare dal figlio di Pietro, Genny (Salvatore Esposito), ventenne obeso consapevole di non essere all’altezza di poter prendere il posto del padre in quanto non ne ha il prestigio criminale; la moglie Imma (Maria Pia Calzone) è un’altra figura di non minore importanza, in quanto è lei a sotituire il marito nei periodi in cui viene arrestato.
Saviano, tornando sul rischio emulazione, aggiunge: “Credo che guardare ‘Gomorra’ e poi emulare le gesta dei personaggi sia profondamente improbabilie. Ma per una ragione: quei fatti già avvengono. Guardare alle serie televisive come ad un ‘ufficio stampa del male’ è uno sguardo un po’ superficiale”.
Le riprese di ‘Gomorra – La serie’ sono durate circa trenta settimane. Set privilegiato è stata soprattutto la cittadina di Scampia. Spiega Roberto Saviano, “Scampia è protagonista, è un attore. E’ l’elemento documentaristico, scenico, è il Dna della serie. Quei palazzi, quelle scale, quel cielo sono protagonisti. Quel territorio ti entra dentro”.
Saviano continua: “E’ stato impossibile per varie ragioni,che io potessi seguire i lavori sul set. La mia presenza in quei territori è un problema. Ho preferito lasciare serena la troupe di poter lavorare senza di me”.
Prima di andare in onda, la serie ha già avuto successo all’estero: è stata venduta in oltre 40 Paesi.
“Abbiamo avuto un incredibile riscontro internazionale – riferisce il vicepresidente esecutivo di Sky per Intrattenimento, Cinema e Canali Partner Andrea Scrosati – Un acquisto sulla base della sola sceneggiatura generalmente avviene solo per i prodotti statunitensi”.
Riccardo Tozzi di Cattleya continua: “’Gomorra’ rappresenta un salto avanti rispetto a ‘Romanzo Criminale’, realizzato otto anni fa, nella rappresentazione della realtà. Raccontiamo il male senza compiacimento ma per quello che è, senza quella palla al piede di un didascalismo che vuole sempre un commissario buono che combatte il male”.
Nell’attesa di approntare un possibile sequel, Sky manderà in onda anche ‘1992’, la serie su Tangentopoli con Stefano Accorsi. E tra gli immediati prodotti da trasmetere ci sono anche ‘Diabolik – La serie’ e ‘In treatment 2’, con Sergio Castellitto nel ruolo dello psicoterapeuta Giovanni Mari. Si lavora anche al progetto della serie di Paolo Sorrentino ‘Il Papa giovane’.