In una gremita Aula Magna della Sapienza di Roma si è svolto il primo evento del ciclo, dal titolo Orecchie per vedere. Una scelta affatto casuale, visto che il pubblico in sala ha potuto ascoltare non una semplice lettura, ma un vero e proprio spettacolo sonoro. Come vi avevamo anticipato, l’ultima testimonianza artistica lasciataci da Eduardo è una versione in napoletano antico de La Tempesta di Shakespeare, che è stata anche l’ultima opera che l’autore inglese ha scritto da solo. Una commedia, caratterizzata dalla forza delle parole: pochi sono gli elementi scenografici della rappresentazione, perché l’aspetto linguistico viene privilegiato rispetto a quello psicologico dei personaggi, spiega la linguista Rosy Colombo.
Per interpretare al meglio lo spirito del testo e rendere il ritmo della lingua usata da Shakespeare, Eduardo ha effettuato uno scrupoloso lavoro di ricerca dei termini dialettali del ‘600. Del resto De Filippo, raccontano sia il figlio Luca che la Colombo, ha sempre prestato una particolare attenzione al significato delle parole, tanto da scrivere Ditegli sempre di si, una commedia ambientata in epoca fascista incentrata proprio sul significato delle parole: il protagonista Michele infatti, prende qualsiasi cosa gli si dica alla lettera.
Il lavoro di traduzione e adattamento è iniziato nel 1983 ed è andato avanti per più di un anno.
Ad ascoltare quei brani, la recitazione è fluida e intensa; invece, svela Gianfranco Cabiddu, fonico e regista che l’ha affiancato, quelle registrazioni sono state lunghe. Eduardo non vedeva più bene, per cui riusciva a registrare al massimo una pagina al giorno procedendo verso per verso.
Antonio Audino di Radio Tre modera la serata, e insieme a Cabiddu chiama sul palco Ferruccio Marotti, Direttore del Centro Teatro Ateneo che ricorda di essere stato lui a chiamare Eduardo per offrirgli una cattedra all’università. La proposta però non aveva trovato il favore di tutti gli altri docenti: durante l’assemblea convocata, un’insegnante aveva addirittura urlato «Mai i ricchi!», e alla fine si erano astenuti in 18.
Quando poi la cattedra è stata assegnata a De Filippo, lo spettacolo messo in scena alla fine dell’anno non era piaciuto alla critica. Una curiosità: il titolo era Mettiti a passo; alla sua stesura aveva partecipato Claudio Brachino, all’epoca 23enne.
A quel punto, deluso dalla freddezza con cui era stato accolto lo spettacolo, su consiglio dello stesso Marotti, De Filippo inizia la traduzione de La Tempesta.
L’emozione si fa intensa quando Luca De Filippo recita due poesie scritte dal padre: ‘O mare e ‘E notte; prosegue quando Isa Danieli interpreta degli estratti da Ta-kai-ta, opera di Enzo Moscato dedicata proprio a Eduardo: «Chi s’ ‘o credeva che dovevo arrivà a 79 anni, stando ancora ncopp’ ‘a scena?» Applausi entusiastici.
Orecchie per vedere è solo il primo appuntamento di Eduardo dopo Eduardo; l’iniziativa proseguirà ad ottobre con nuovi incontri in cui verranno analizzate diverse tematiche: dal rapporto tra tradizione e avanguardia alla relazione con i media, l’impegno civile e il successo all’estero.