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Lo spettacolo –realizzato in collaborazione con il Vicariato di Roma, per la rassegna “Una porta verso l’Infinito”– è una produzione firmata da due nomi di prestigio della musica e del teatro: sul podio, James Conlon raffinato interprete britteniano, alla regia e impianto scenico Mario Martone.
La musica di Britten su libretto di William Plomer prende spunto dal nō-drama giapponese ‘Sumidagawa’ di Juro Motomasa e dai drammi religiosi medievali europei. La storia dal carattere simbolico e moraleggiante ruota attorno a quattro personaggi principali La donna pazza (Benjamin Hulett), Il viaggiatore (Phillip Addis), Il battelliere (Anthony Michaels-Moore) e L’abate (Derek Welton).
Racconta Martone alle telecamere di “Prima della Prima”: “All’origine della storia c’è una violenza su un bambino, tema -questo- caro a Britten: ci sono diverse sue opere in cui i bambini sono protagonisti. Anche qui, all’inizio, viene raccontato l’episodio in cui questo bambino picchiato da un uomo adulto, piano piano si ammala e muore, e la sua tomba diventa luogo di culto.
Sua madre lo cerca, non sa dove sia né cosa ne sia stato, lo ha perso perché le è stato rapito; venendo da questo dolore, e andando non si sa dove, si imbatte in un battello che porta i pellegrini dall’altro lato del fiume. ‘Curlew river’ parla della forza della preghiera in una comunità. L’idea stessa del battello che trasporta da una riva all’altra del fiume un gruppo di pellegrini, l’idea dello stare insieme e pregare, ha allo stesso tempo una dimensione spirituale ma anche civile, di cui chiunque può sentire il misticismo, quale che sia il suo credo. C’è qualcosa di spirituale che Britten coglie nello stare insieme degli esseri umani.”
La regia televisiva di questa puntata è di Christian Angeli.