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In quest’ottica si colloca il documentario di History che parte da un presupposto: se la seconda guerra mondiale ha spazzato via la politica nazista di Hitler, lo si deve in gran parte a un giorno che, in maniera determinante, ha deciso le sorti del conflitto. Quel giorno era il 6 giugno del 1944, quando avvenne lo sbarco in Normandia, il D-day.
La singolarità dell’appuntamento di History è la ricostruzione di quelle ore interminabili che vengono mostrate per la prima volta a colori e in alta definizione con immagini originali inedite. Il tutto viene arricchito dai racconti, in prima persona, di soldati che hanno vissuto quel giorno, hanno combattuto e fortunatamente, oggi possono ancora, con la propria testimonianza, ricordare l’evento e il significato storico di quel giorno alle nuove generazioni.
Cinquemila imbarcazioni coinvolte, 160 mila soldati impegnati, diecimila caduti: questi alcuni numeri di una delle più imponenti invasioni militari avvenua per mare. Un’operazione che ha insanguinato le acque della Manica e le spiagge del nord della Francia.
La ricostruzione di History segue da vicino la Prima Divisione di fanteria americana che sbarcò a Omaha, il 507esimo reggimento paracadutisti (sempre americano) e la 352esina divisione di fantereia tedesca.
La singolarità del documentario è rappresentata dal fatto che il racconto in prima persona è basato sui diari e sulle testimonianze dirette: dallo stesso Hilter ad Eisenhower, da Rommel ai soldati semplici. Le immagini scorrono sullo schermo in un’alternanza di ricostruzioni e di ricordi. Non sembra che siano trascorsi 70 anni da quel giorno, tanto è l’impatto emotivo che il documentario suscita nello spettatore. Un’emozione voluta proprio per mantenere vivo il ricordo di quel giorno e delle tante vite che l’operazione D- day costò.
Viene rievocata, con puntiglioso rigore, la vera genesi dello sbarco. Inizialmente gli americani volevano che avvenisse sulle spiagge di Calias, proprio nel luogo dove i tedeschi si aspettavano di essere attaccati. Fortunatamente gli inglesi studiarono, invece, la strategia che si rivelò vincente: bombardare Calais e schierare una finta flotta per convincere i tedeschi della correttezza della loro intuizione. Il tutto per ingannarli e sorprenderli proprio dove erano più esposti e più impreparati, su quei cento chilometri di costa tra Le Havre e Cherbourg.