In particolare, le ore di fiction made in Italy trasmesse nel 2010-2011 sono state 602, nel 2011-2012 580: 22 ore in meno da una stagione all’altra. Per quanto riguarda le ore di fiction importate, invece, si registra un incremento di 226 ore: essendo state 925 nel 2010-2011, e 1151 nel 2011-2012. In totale, quindi, le ore trasmesse nella scorsa stagione tv sono aumentate dalle 1527 del 2010-2011 alle 1731 del 2011-2012, registrando un incremento di 204 ore, che non arride però alla fiction made in Italy. A fare il punto in merito, sotto il profilo economico, è il IV rapporto sulla Fiction intitolato “Il mercato audiovisivo e la fiction: quali leve per lo sviluppo?”, a cura della Fondazione Rosselli/IEM sotto l’egida del RomaFictionFest.
Anche se non sono direttamente comparabili per l’arco temporale contemplato – l’OFI prende in esame la stagione tv (autunno/primavera), la Fondazione Rosselli/IEM l’anno solare -, i dati sulle ore trasmesse sono lo specchio di una produzione italiana ad alta criticità. I risultati dell’analisi di Bruno Zambardino, coordinatore operativo Fondazione Rosselli, parlano chiaro: dal 2008 i volumi produttivi annui si sono ridotti di un terzo nell’arco di 5 stagioni, mentre il fatturato delle imprese di fiction è calato di circa un quarto (-24%). Il trend negativo dell’intero comparto audiovisivo segna un dato ancora più marcato: -31%.“L’impatto del calo degli investimenti pubblicitari sulla produzione è direttamente proporzionale”, osserva l’esperto guardando ai numeri. Il mercato pubblicitario ha chiuso il suo peggiore anno degli ultimi 20, con una performance negativa del -14,3% (dato Nielsen), e la pubblicità su tv ha subito un decremento del 15,3%, una tra le flessioni più consistenti, un punto sopra al calo del mercato. E nel contesto europeo l’Italia è fanalino di coda: il Regno Unito registra una performance pari a 720 milioni di euro, la Francia (il mercato più stabile negli anni della crisi) di 537 milioni di euro, e l’Italia di 270 milioni di euro.
A fronte di un ridimensionamento del volume di affari, si sono generate politiche di contenimento dei costi, con retribuzioni inferiori per artisti, autori e sceneggiatori. E c’è la tendenza ad “internalizzare”, ad esempio in Mediaset, dove il brand Taodue detiene 85 delle 105 serate dedicate alla fiction. Il calo del fatturato porta con sé quello occupazionale, che nell’ultimo anno è del -20%. Per venire incontro a questa situazione, nel 2012 c’è stato un arretramento del fenomeno della delocalizzazione grazie a politiche mirate, come ad esempio la creazione da parte della Regione Lazio del Fondo audiovisivo, con lo stanziamento di 15 milioni di euro, di cui 5 per le fiction. Una Regione, il Lazio, dove “il fatturato delle imprese di fiction – ricorda Claudio Pompei, capo Ufficio Stampa della Camera di Commercio di Roma -, equivale ai tre quarti della produzione nazionale, nonostante la gravità della crisi”. Dallo studio si evince che altre regioni virtuose nell’incentivare la produzione di fiction sono oggi la Puglia ed il Trentino Alto Adige.
Il mercato della fiction italiana ha anche un’altra grave criticità: “è detenuto da venti produttori (per oltre il 70%), mentre gli altri arrancano”, dichiara Zambardino. Per regolamentarlo l’Associazione Produttori Televisivi auspica un nuovo piano normativo di trasparenza, con relativo sistema di controllo sanzionatorio. In particolare, per lo sviluppo della fiction l’Apt è pronto a consegnare ai futuri governanti una sorta di guida sulle strategie da adottare. Tra queste, l’estensione del tax credit a tutto il comparto audiovisivo, comprendendo quindi come già in Francia ed in Inghilterra anche la fiction. Mentre oggi molte agevolazioni in Italia riguardano solo il cinema. “Riteniamo fondamentale – afferma Fabiano Fabiani, presidente Apt – che la definizione di audiovisivo debba comprendere tutti i generi della produzione: fiction, intrattenimento leggero, cartoni animati, documentari e cinema. La legislazione deve fare suo questo concetto ed equiparare i generi per quanto riguarda regole e risorse. Abbiamo motivi fondati per credere che tale disparità sia illegittima, anche dal punto di vista della normativa europea”.
Inoltre, “restituendo centralità al settore creativo e culturale all’interno della compagine governativa, sarà più agevole far affluire maggiori risorse provenienti dai Fondi strutturali europei – si legge nel Rapporto -, il cui accesso da parte degli operatori dell’audiovisivo è stato sinora limitato”. In particolare, Zambardino ricorda che in quattro anni solo due produttori italiani hanno beneficiato del Piano Media Ue, e sono la Palomar e la Lux Vide. Anche l’export non è il massimo per l’Italia che, se riesce a piazzare prodotti come “Il commissario Montalbano” per l’appeal del contenuto, non riesce ad imporsi per la mancanza di format adeguati ed un maggior sviluppo nelle coproduzioni internazionali.
Il consumo della tv in Italia cresce, ed è un’occasione da cogliere. Si assiste, infatti, ad una crescita progressiva del tempo medio che gli italiani passano di fronte alla tv, quantificabile in 253 minuti spesi di fronte al piccolo schermo: un record tutto nostro, rispetto a Regno Unito, Spagna, Francia e Germania. Ma i broadcaster italiani concentrano l’attenzione sulle reti ammiraglie, che fanno bottino di fiction italiana, con relativi ascolti, demandando la lunga serialità ed i prodotti stranieri sulle altre reti. In particolare, poi, la Rai non sfrutta le potenzialità di un servizio pubblico che in Europa detiene più canali digitali tematizzati, relegando a questi la messa in onda di repliche e non cogliendo l’opportunità di investire nella sperimentazione. L’idea di una versione italiana della fortunata serie israeliana “BeTipul”, portata al successo dalla HBO negli Stati Uniti col titolo “In Treatment”, ed ora in onda in Italia su Sky con protagonista Sergio Castellitto, era partita da Carlo Freccero, attuale direttore di Rai4, ma in Rai questa potenzialità non è stata colta. Una produzione troppo cara? Intanto, quest’anno Viale Mazzini proverà lo sviluppo di webseries (prodotti a basso costo), come già accaduto per quella prodotta dalla Indigo Film “Mamme impefette”: 25 puntate da 8 minuti, online su Corriere.it da lunedì 6 maggio, e poi in autunno su Rai2.