Ferdinando De’ Medici, divenuto Cardinale a soli 14 anni, fece costruire, unico a cui fu consentito, un palazzo con la stessa altezza delal Cupola di San Pietro. Giacobbo dunque, ci racconta la villa Medici e l’uomo che poteva permettersi di vivere alla stessa altezza del Papa.
Accompagnato da uno storico, Costantino D’Orazio, il conduttore entra nella villa, che si affaccia sulle Mura Aureliane: c’è un passaggio segreto che all’epoca sbucava in aperta campagna, ora a Vila Borghese. Ferdinando De’ Medici lo utilizzava per accogliere donne e ospiti politici la cui visita doveva rimanere segreta.
Divenuto Granduca dopo la morte dei quattro fratelli, di cui l’ultima probabilmente affatto casuale secondo Giacobbo, Ferdinando lascia Roma e si trasferisce a Firenze.
Tra un servio e l’altro, Giacobbo percorre le strade della capitale in Vespa, mostrandoci immagini notturne che omaggiano la maestosità di Roma.
Vediamo ora i sotterranei, dove attraverso le infiltrazioni dell’acqua si sono create delle formazioni calcaree. Mentre la passeggiata prosegue, in lontananza si vede una luce rossa: in quel punto sappiamo esattamente cosa c’è in superficie.
Ma la sorpresa è un’altra, perché ad oltre 30 metri sottoterra c’è un lago sotterraneo.
Il viaggio prosegue in superficie: questa volta entriamo nelle stanze del Presidente, al Quirinale. Le dimensioni: 110mila metri quadri, la più grande residenza di un capo di Stato. La dimora del presidente invece, è un apprtamento di 110 metri quadrati.
La sala dei corazzieri è talmente grande che nel ‘700 vi si pattinava dentro e, in seguito, vi si giocava a tennis.
Eccoci poi alla stanza più “famosa”, cioè quella in cui si svolge l’insediamento del Governo. Raramente la si può vedere senza telecamere e giornalisti;per darci un’idea della sua ampiezza, Giacobbo spiega che il tappeto è lungo 300metri. La visita termina nell’uffico del Presidente Napolitano, passando prima per la Sala degli Arazzi.
Si cambia argomento: i santi delle catacombe, “corpi ingioiellati” con perle e foglie d’oro. Si tratta di scheletri coperti di tesori: ci si domanda se siano davvero appartenuti a dei santi.
All’inizio dell’800 moltio scheletri sparirono da Roma e finirono in Germania, dove li ritroviamo ingioiellati e caratterizzati da una spada in mano. Giacobbo quindi si reca nelle catacombe, dove molti sono i teschi rimasti e le ossa arrivate fino a noi.
Documenti dell’epoca parlano di un vero e proprio traffico di santi, con la bolla papale a ufficiliazzare la santità dei corpi trafugati dalle catacombe: si è speculato sulla fede dei credenti, specie alla luce del fatto che nella zona il cattolicesimo era insidiato dal protestantesimo.
Naturalmente, se si parla di Roma non può mancare il Colosseo. Oggi ne rimane solo un terzo, ma in passato era l’anfiteatro piùù grande mai edificato; i gladiatori, spiega la vice fuori campo, erano acclamati come i nostri divi del cinema e il loro sudore veniva venduto come profumo.
Fu un’importante vetrina politica non solo per Vaspasiano, ma anche per Tito: l’imperatore rappresentava l’apice della società romana, ed il Colosseo gli dava grande visibilità, permettendogli di mettersi in mostra davanti ai suoi cittadini.
Torniamo sotto terra, dove un Giacobbo munito di elmetto si avventura in un tunnel che esce sul lago di Nemi. L’impresa non è delle più semplici per il conduttore, che a un certo punto si lascia sfuggire un sofferto ma fiducioso “Ci hanno detto che dovremmo uscire”.
Nel secondo tunnel, in prossimità del lago di Albano, si avventura solo un operatore della troupe: dentro fango che tira via i vestiti, dice Giacobbo. Di fatto, il sub dopo pochi metri non riesce più ad andare avtni, e tutto si ferma qui.
Il viaggio però non finisce qui, ci avverte Giacobbo: appuntamento a lunedì prossimo.