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Il cast include anche Kate Winslet, Stanley Tucci e Matthias Schoenaerts.
Rickman si sofferma sulla trama, sulle “invenzioni” della sceneggiatura introdotte nella storia reale e sullo sforzo produttivo per realizzarlo. “Per terminarlo ci sono voluti 18 mesi di lavorazione. Il film si divide tra realtà e fantasia. Al centro della storia c’è la costruzione della splendida fontana della Reggia di Versailles. Per il progetto viene scelta l’architetto Sabine De Barra, interpretata da Kate Winslet, una donna. Una scelta fatta per il film perchè ovviamente sarebbe stato impossibile all’epoca. L’architetto si troverà a fronteggiare le fitte trame politiche e maschiliste della corte”.
Continua: “dietro il film però c’è molto altro, c’è un messaggio a favore delle donne. Non a caso è scritto da una donna, Allison Deegan che si scaglia contro la consuetudine del tempo: considerare la donna solo come oggetto. Ma è anche una bellissima storia d’amore“. Poi Rickman annuncia che non tornerà presto dietro la macchina da presa.
Un richiamo alla sua infanzia serve per annullare il gap generazionale con i ragazzi del Giffoni Film Festival: “Ho perso mio padre ad 8 anni, mi sentivo diverso rispetto ai ragazzi che vivevano una situazione ‘normale’. Poi sono stato in una scuola che incoraggiava la differenza, ci spingevano a studiare materie totalmente diverse tra loro come l’arte e la fisica. Imbattermi in questi studi mi ha aiutato”.
Il discorso non può non cadere sulla saga di cui è stato protagonista. Svela: “per Harry Potter abbiamo girato 7 settimane l’anno, non mi rendevo conto di quanto Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint nel frattempo crescessero. Ad un tratto li ho ritrovati 22enni. Oggi è un miracolo che siano sani di mente, per loro, semplici ragazzi, è stata una mole di lavoro incredibile”.
Su un probabile seguito di Harry Potter, Rickman dice di non averne notizia: “davvero non lo so, ormai il mio personaggio, Piton, è morto in ‘Harry Potter e i doni della morte’. Non era totalmente negativo, ogni sua mossa era dettata dall’amore”.
Dopo 20 anni di carriera, durante i quali ha interpretato ruoli diversi, ammette, però, che il più complicato è stato quello di Ronald Reagan in ‘The Butler’. “Anche se non sono d’accordo con la sua politica, devo ammettere che aveva tante qualità, è stato molto amato alla Casa Bianca, ed è difficile giudicarlo”.
Difficile che possa girare, in tempi brevi, un altro film per ragazzi: “Mi è stato offerto uno script che ha come protagonista un teenager ma ancora non ho deciso. A dire il vero io spingo verso gli attori più vecchi, quelli della mia categoria, i giovani ci stanno buttando fuori”, scherza.
Invece, il suo prossimo impegno è il film “Una promessa”, con la regia di Patrice Leconte e con Rebecca Hall, sarà nelle sale il prossimo 18 settembre. Infine dice: “Farò ancora teatro e presto, è la mia religione. In un mondo dove i giovani sono sempre con la testa abbassata sui telefonini, sempre ingabbiati nei giudizi continui dei social network, sempre sotto pressione, festival come questo di Giffoni sono importanti, perchè ridanno loro il senso del potere che posseggono. Sono molto impegnato nel fare training ai giovani attori. Dico loro di non pensare alla recitazione, di seguire il flusso e leggere molto. Perchè agli attori meno dici, meglio è”.