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La Houston non era soltanto un’ottima interprete, considerata dalla critica musicale come la più grande voce femminile della storia della musica. Si è dimostrata anche una convincente attrice di talento. In questo remake dell’omonimo film del 1976, diretto dal regista Salim Akil, viene ripercorsa la storia della band femminile Supremes che lanciò Diana Ross e, purtroppo, rappresenta l’ultima esperienza cinematografica della Houston che qui interpreta il ruolo di Emma, madre di tre ragazze intenzionate a farsi strada nel mondo della musica.
Il film, ambientato nella Detroit del 1968, racconta le avventure di tre sorelle che sognano di diventare star della musica. Grazie alle loro capacità e alla forza di volontà riescono a raggiungere il successo desiderato, nonostante l’iniziale disappunto della madre (Whitney Houston) che, a causa del suo fallimento da giovane in ambito musicale, si rivela diffidente e apprensiva verso la carriera delle figlie.
Sparkle sembrava presagire il rilancio della carriera della Houston dopo un periodo buio tra droghe ed alcool. Purtroppo, non è stato così.
{module Google richiamo interno} Gli USA omaggiano l’artista con un biopic, ancora in produzione, che il canale Lifetime sta preparando. Dirige Angela Bassett mentre la cantante è interpretata da Yaya DaCosta. Il titolo è ancora provvisorio e per ora è semplicemente Withney Houston, ma potrebbe cambiare.
La drammatica fine di Whitney Houston isale a due anni fa. La cantante fu trovata morta in un hotel di Beverly Hills. Aveva solo 48 anni e se ne andò proprio alla vigilia della cerimonia del Grammy Award, l’Oscar della musica che nel 1986, a soli 23 anni, l’aveva consacrata come la nuva regina del soul pop mondiale.
La sua morte e il suo declino sono avvenuti sotto gli occhi del mondo. Il catastrofico matrimonio con Bobby Brown documentato nel biopic, e gli scioccanti racconti della sua tossicodipendenza hanno assunto l’aspetto di un reality. L’industria del gossip si e’ arricchita sbattendo in prima pagina le foto di una donna ancora giovane che un tempo era stata di una bellezza splendente trasformata in una barbona.
A tutto ciò è seguita la trafila di percorsi falliti di riabilitazione, le interviste-confessione con Ophra Winfrey, i malinconici tentativi di tornare a fare concerti che poi venivano annullati. Un triste prologo alla morte nella camera di un albergo. Nei pochi anni in cui e’ riuscita a controllare i suoi demoni, Whitney ha lasciato una traccia indelebile. Era una predestinata la povera Whitney Houston: sua mamma e’ Cissy Houston, grande cantante di gospel e voce importante della tradizione black, sua cugina e’ Dionne Warwick (cui somigliava per bellezza e naturale eleganza), Aretha Franklin e’ la sua madrina.