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Nel 1915, lo scrittore Giuseppe Prezzolini così annota nel suo diario: “il mio dilemma non è andare o non andare, perché so bene in coscienza che non è ‘andare’ che serve al Paese, ma se non vado devo chiudere la bocca. Devo lasciare ogni mia posizione d’avanguardia, di organizzatore civile, di propagandista morale, di Prezzolini insomma. Non avrei più valore. Se non vado bisogna che mi metta a guadagnare con altro, una bottega, un commercio, qualche faccenda, non più un rigo, non una parola. Rinunziare a tutto, rifarmi una vita”
Storie della Letteratura dedica la terza puntata a Prezzolini, uno tra i più significativi rappresentanti dell’interventismo in Italia, grande organizzatore e animatore culturale. Prezzolini sviluppa sin da subito un particolare interesse per il primo conflitto mondiale e non è un caso se uno dei principali luoghi di dibattito e riflessione sull’ingresso dell’Italia in guerra sia proprio la rivista “La Voce”, che aveva fondato nel 1908 con Giovanni Papini e che spaziava su temi di società, letteratura e politica.
“Che cos’è che non ci piaceva dell’Italia, che cos’è che volevamo rinnovare? L’Italia ci pareva prima di tutto un paese provinciale, piccolo, meschino, burocratico, poco attivo, poco tendente al grande, poco tendente alla potenza” dice in un prezioso scritto di Giuseppe Prezzolini a proposito del dibattito che animava “La Voce”
Mario Isnenghi, storico che al problema della Grande Guerra ha dedicato un importante saggio, racconta in questa puntata il pensiero di Prezzolini, inserendolo nel ricchissimo contesto intellettuale di quegli anni: la guerra è necessaria, le ragioni politiche sono le ultime che vengano ricordate, prevalgono tra questi intellettuali interventisti, le ragioni esistenziali, è una guerra farmaco, farmaco per gli individui. Farmaco, dicono loro, anche per l’Italia.
Prezzolini torna a riflettere sulla guerra più volte nel corso della sua lunga esistenza, scrive infatti nel 1968: vi assicuro che era bellissimo. Ci si credeva, ci credettero tanti, alcuni di quelli che morirono e tanti di quelli che soffrirono. Oggi in che cosa crediamo? Per che cosa si è pronti a morire?
Molte le iniziative della Rai per rievocare La Grande Guerra.