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A casa o fuori, con il transistor o con l’autoradio – siamo nel luglio 1966 – l’ascolto radiofonico della domenica mattina andava toccando punte sempre più alte: era naturale quindi che uno dei programmi di maggiore impegno approntati dalla radio per i mesi estivi nel settore del varietà venisse appunto collocato in questa giornata propizia alle gite, al riposo e allo svago in genere.
Intendiamo parlare di Gran Varietà (una pietra miliare nella storia della radio, che andò avanti ininterrottamente, tranne un anno di pausa nel 1977, dal 3 luglio 1966 all’8 luglio 1979, superando le 600 puntate, un vero record, con 42 serie all’attivo), il nuovo spettacolo presentato da Johnny Dorelli, che s’inquadrava in un ridimensionamento dei programmi radiofonici per quell’estate più vivace del consueto, proprio per meglio andare al passo con le evoluzioni delle abitudini e dei gusti degli ascoltatori. La radio di allora puntava molte delle sue carte su Gran Varietà. E l’aggettivo che precedeva il sostantivo non era assolutamente arbitrario. Andava in onda dalle 9.35 alle 11 della domenica mattina: già per quei tempi un’ora e venti di programmazione era una novità.
{module Google richiamo interno} Forte degli alti “indici di gradimento” televisivo che lo avevano consacrato tra i maggiori beniamini del pubblico, Johnny Dorelli debuttava ora in Gran Varietà come presentatore radiofonico, senza, ovviamente, abbandonare quel suo tipico stile “confidenziale” e schivo di gigionerie che gli aveva procurato tante simpatie. Una scelta meditata: Dorelli era soprattutto uno “showman” capace di animare uno spettacolo, recitando egli stesso e, in particolare, di dargli velocità e ritmo.
L’aveva dimostrato alla Tv, con il suo Johnny sera. La formula, moderna e tradizionale insieme, dello spettacolo (firmato, per l’occasione, da un “tandem” di recente costituzione, quello formato da Antonio Amurri e Maurizio Jurgens, due nomi assai noti ed apprezzati che avevano alloro attivo trasmissioni d’indubbio successo, come Lo schiacciavoci, il primo, Un fil di luna, il secondo, e molte altre anche televisive, passate e future come Sabato sera, Signore e Signora, Speciale per noi), si richiamava, magari con un pizzico di civetteria, alle più celebri riviste radiofoniche del passato, quelle cioè in auge quando la Tv era appena agli inizi (una per tutte Rosso e nero, di cui abbiamo già parlato, presentata da Corrado) e che costituivano per molti italiani un popolarissimo divertimento serale. Vale a dire: presentazioni, scenette, gag, siparietti, monologhi, sketch, parodie a getto continuo; e, naturalmente, tanta musica, con numerosissimi cantanti di richiamo: più di quanti se ne potessero reclutare una volta tutti insieme.
Gran Varietà poteva contare inoltre su un “cast” fisso di prim’ordine che rivelava da sé l’impegno e le ambizioni della nuova rivista radiofonica. Il primo cast dello storico varietà radiofonico? Eccolo: Rina Morelli, Mina, Walter Chiari, Alberto Lupo e Paolo Panelli. La regia era di Federico Sanguigni, che quasi fino all’ultimo avrebbe diretto le varie serie, 39 su 42 in totale. Per le ultime 3 gli sarebbe succeduto Umberto Orti. C’era poi in ogni puntata una specie di “Teatrino” nel quale si alternarono a rotazione, per interpretare delle scenette comiche, attori non meno popolari, da Lia Zoppelli a Carlo Campanini, da Gianni Agus a Isa Bellini, da Deddi Savagnone a Riccardo Garrone.
Ma vediamo qual era il ruolo dei “primari”. Rina Morelli, sempre felice di far vibrare certe sue corde umoristiche alla “nata ieri” (non dimentichiamo che fu lei a doppiare sullo schermo Judy Hollyday), era la moglie al mare che “scriveva” un’ironica lettera al marito rimasto in città. Walter Chiari aveva un angolo tutto suo per interpretare i suoi celebri interminabili “monologhi”; Alberto Lupo dedicava invece un satirico madrigale ad uno dei tanti argomenti di stagione che offrivano le vacanze, mentre Paolo Panelli impersonava di volta in volta quei suoi caratteristici personaggi – limite in chiave Cecconi Bruno, modello Studio Uno televisivo. E Mina? A fianco di Dorelli, in ogni puntata, avrebbe con lui duettato e poi cantato una canzone. La prima sigla famosa di Gran Varietà fu proprio di Mina, Sono come tu mi vuoi.
E poi tra scenette, siparietti, ospiti fissi, i cantanti che andavano per la maggiore in quei tempi: Caterina Caselli, Nico Fidenco, Fred Bongusto, Iva Zanicchi, Bruno Lauzi, Bruno Martino, Bobby Solo, Betty Curtis, Tony Renis, Edoardo Vianello, Little Tony, Nicola Arigliano, Jimmy Fontana, solo per citarne alcuni.
Gran Varietà voleva essere uno spettacolo festoso e distensivo che andava a cercarsi il suo pubblico sulle spiagge e sulle utilitarie, in campagna e in montagna, ma anche fra chi restava a casa.
{module Google richiamo interno} A Gran Varietà sono passati tutti gli attori e le attrici più famose, i cantanti nazionali ed internazionali. Ricordiamo fra i tanti attori ed attrici che hanno formato i vari cast: Paolo Panelli ( Menelao Strarompi), Bice Valori (Firmina Calì), Enrico Montesano (Dudù il gagà e la Romantica donna inglese), Gigi Proietti (con il suo tormentone “Ciao invidiossi”), Paolo Stoppa e Rina Morelli (con la divertente rubrica cucita addosso a loro da Maurizio Jurgens, “Eleuterio e Sempre Tua”), Aroldo Tieri e Giuliana Lojodice (Leonida ed Esmeralda e Il Divino Creaturo), Romolo Valli (il “maleducatore”), Lando Buzzanca (il Pecoraro dell’Apiro), Monica Vitti (Rosalia, la portinaia della guardiola perennemente sfortunata in amore).
Alla conduzione del programma si alternarono più volte Johnny Dorelli (il primo anno), poi Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, Walter Chiari, Raffaella Carrà, Lando Buzzanca, Paolo Villaggio, Domenico Modugno e Gino Bramieri, ultimo conduttore (41° e 42° serie).
Dalla 19° serie (gennaio – marzo 1971), l’autore Antonio Amurri fu affiancato nei testi da Dino Verde, anziché Maurizio Jurgens. Solo nella 29° serie (novembre 1973 – marzo 1974), Maurizio Jurgens tornò a firmare i testi con la coppia Amurri e Verde. Ma nel settembre del 1975, Jurgens venne a mancare. La sua morte segnò, forse, la fine dell’epoca d’oro della trasmissione, anche se questa proseguirà ancora con successo per altri quattro anni.
Da luglio a novembre del 1977, Johnny Dorelli presentò la prima antologia di Gran Varietà, nella stessa fascia oraria della messa in onda della storica trasmissione, al termine della quale ripartì con lo stesso grande successo, in una versione “più moderna e meno enfatica” (testuali parole di Dorelli) e senza le famose siglette che introducevano i vari componenti del cast, con le musiche di Marcello De Martino e cantate dai 4+4 di Nora Orlandi. Dopo due serie, nel 1978 Dorelli passò la conduzione a Domenico Modugno e poi a Gino Bramieri, che la condusse fino alla definitiva chiusura nel luglio del 1979.