L’appuntamento in Sala Sinopoli, promosso da Rai, Palomar e Fondazione Musica per Roma, avrà un costo di 7 euro (biglietto acquistabile alla biglietteria dell’Auditorium Parco della Musica in viale Pietro de Coubertin o sul sito http://www.auditorium.com/eventi/acquisto-online) ed il ricavato – che la Rai raddoppierà – sarà interamente devoluto alla famiglia del carabiniere Giuseppe Giangrande. Saranno presenti lo scrittore Andrea Camilleri, l’attore Luca Zingaretti (che volerà nella capitale subito dopo la pomeridiana a Modena de “La torre d’avorio”, lo spettacolo teatrale del quale è regista ed interprete, accanto a Massimo De Francovich, di un testo che pone al centro il tema della libertà dell’artista) e tutto il cast del film.
Durante la serata sarà possibile acquistare i dvd della serie televisiva ed i romanzi autografati dall’autore. L’iniziativa è nata da un’idea del direttore generale della Rai Luigi Gubitosi che, in un incontro con Zingaretti e col direttore di RaiFiction Tinni Andreatta, ha proposto di organizzare una serata di solidarietà per il brigadiere Giangrande e sua figlia Martina, dopo il successo della terza puntata di questo nuovo ciclo. Il 29 aprile, infatti, l’episodio “Una voce di notte” ha sfondato il muro dei 10 milioni di telespettatori (precisamente sono stati 10 milioni 223 mila), siglando il 36,4% share ed acquisendo il titolo de “il più visto di sempre”.
I primi tre episodi di questo nuovo ciclo, in onda al lunedì in prima serata su Rai1, sono stati un crescendo di pubblico: il 15 aprile “Il sorriso di Angelica” ha raccolto 9 milioni 630 mila telespettatori e il 34,19 per cento di share ed il 22 aprile “Il gioco degli specchi” ha ottenuto 9 milioni 948 mila telespettatori e il 35,18 per cento di share. Ai tempi della prima messa in onda il prolifico scrittore Andrea Camilleri dichiarò: “Il commissario dei miei libri è meno aitante, meno scattante, ha reazioni diverse, non è così giovane, ma il modo di ragionare è assai simile. Nella sostanza, il commissario della fiction rispecchia perfettamente il Salvo Montalbano letterario”.
E dalle pagine edite dalla Sellerio, dal 1999 ad oggi “Il Commissario Montalbano” è divenuto un vero e proprio caso televisivo, mettendo d’accordo pubblico e critica. Negli anni ha registrato ascolti sorprendenti, anche in replica: in 13 anni ha ottenuto una media di oltre 6 milioni di telespettatori (e il 23,94 di share), con punte superiori ai i 9 milioni e 500 mila (il 32,60%) per la puntata dal titolo “Il campo del vasaio” in onda su Rai1 il 14 marzo 2011. Trasmessa inizialmente su Rai2 (12 puntate tra prime e repliche) dal 1999 al 2001, la fiction, prodotta da Rai Fiction – Palomar, si è poi trasferita su Rai1 con 91 episodi (prime e repliche) dal 2002 al 2011. Almeno fino ad oggi, fino ai nuovi quattro episodi che scrivono una nuova bellissima pagina di record in share e audience, quando la tv ha ascolti frammentati per l’avvento dei canali digitali. Un record, quindi, che vale di più. Ed un record che si accompagna alle conferme anche in campo internazionale.
Già trasmesso in oltre 10 paesi europei ed extra tra cui gli Usa, al Miptv di Cannes 2013 la Rai ha concluso un importante accordo con la BBC per la cessione dei diritti di trasmissione televisiva degli ultimi quattro episodi della fiction. Ma non è solo un successo tv. Anche in homevideo il commissario conquista la scena internazionale: in particolare, i partner di Montalbano in UK sono Acorn e Netflix (primo operatore VOD multipiattaforma al mondo) per il VOD come per gli episodi precedenti.
Ed adesso l’ultimo appuntamento con il commissario più amato della tv, in programma lunedì 6 maggio in prima serata su Rai1, si fa evento di solidarietà e vicinanza alla famiglia Giangrande. L’episodio è “Una lama di luce”, in cui “si intrecciano due storie parallele – spiega il regista Alberto Sironi -. Da una parte una fresca sposina mette in atto con l’amica del cuore un piano per eliminare il marito, dall’altra Montalbano si trova a fronteggiare l’improvvisa depressione della sua compagna Livia”.
Ecco la trama. Salvatore Di Marta si presenta al commissariato insieme alla giovane moglie Loredana: Di Marta è assai ricco, è il proprietario del supermercato più grande di Vigata, ed è venuto a denunciare la rapina e l’aggressione subite da sua moglie la scorsa sera, verso mezzanotte, mentre stava andando a depositare alla cassa continua della banca l’incasso della giornata, cioè ben trentamila euro. Ma fin dall’inizio vari punti del resoconto di questa rapina sembrano piuttosto contraddittori e Montalbano vuole indagare più a fondo. Scopre anzitutto che, prima di sposare il più anziano Di Marta, Loredana era fidanzata col coetaneo Carmelo Savastano, un piccolo delinquente. In seguito va a parlare con Valeria Bonifacio, la più cara amica di Loredana, è da lei che la moglie di Di Marta si era recata prima di andare a versare i soldi dell’incasso. Valeria suggerisce al commissario che quella notte Loredana non ha subito soltanto una rapina. E difatti in un successivo colloquio, Loredana confessa che il rapinatore l’ha violentata. Il marito è distrutto, sconvolto. Montalbano viene a sapere però che quanto riferito da Loredana è interamente falso: un ladro, che in quel momento stava svaligiando una gioielleria vicina alla banca – e che per questo non potrà mai testimoniare in tribunale -, gli assicura che di fronte alla banca quella notte non si è fermata nessuna macchina e non c’è stata nessuna aggressione.
Il commissario capisce che Loredana e Valeria stanno conducendo uno strano gioco, il cui ordito sembra ancora inspiegabile. Qualche giorno dopo però Carmelo Savastano, ex fidanzato di Loredana, viene trovato ucciso. Nel corso delle indagini, Salvatore Di Marta racconta alla polizia che la moglie gli ha confessato che l’uomo che l’aveva rapinata e violentata era proprio Savastano. Di Marta ammette che si era messo in testa di vendicarsi e uccidere Savastano, ma non ha fatto in tempo, qualcun altro lo ha ammazzato prima di lui. Montalbano capisce che l’uomo è innocente, ma il pm Tommaseo, cieco e ottuso come sempre, fa arrestare Di Marta con l’accusa di omicidio. A Montalbano spetta il difficile compito di delineare i contorni di questa crudele impostura e di arrestare i reali responsabili del delitto. Parallelamente a questo caso, un’altra vicenda impegna il commissario di Vigata. Gaspare Intelisano, proprietario terriero, si presenta per denunciare un fatto assai strambo: nei suoi campi c’è una casupola diroccata e stamattina ha visto che qualcuno vi ha montato una porta e coperto i buchi delle finestre. Montalbano e i suoi vi si recano: la porta non c’è più, ma il commissario riconosce i segni del cemento a presa rapida col quale erano stati inseriti i cardini. Da altre tracce scopre che in quella stamberga erano state depositate alcune casse che contenevano armi. Il posto in cui si trova quella casupola è assai sperduto e gli unici che lavorano in quella parte di proprietà sono due braccianti tunisini. Montalbano, sebbene il caso – trattandosi di traffico d’armi – debba passare all’antiterrorismo, non rinuncia a fare la sua parte, e, organizzandosi con Intelisano, torna sul luogo sotto mentite spoglie per parlare con i due tunisini. Dall’incontro non sembra emergere nulla di particolare, ma due ore dopo Intelisano chiama Montalbano per informarlo che i due braccianti tunisini sono fuggiti. Montalbano capisce che i due erano coinvolti nel traffico d’armi e che nel fienile del campo doveva esserci nascosta una terza persona che ha riconosciuto Montalbano e ha dato l’allarme ai suoi complici. Durante il corso delle indagini sarà sempre più chiaro che i tre uomini coinvolti in quel traffico non sono terroristi, ma patrioti che volevano fare arrivare le armi ai ribelli che lottano per liberare la Tunisia dalla dittatura. Le forze della Questura stringono sempre più il cerchio intorno ai tre fuggitivi, la cattura sarà inevitabile. La chiusura del caso e la finale identificazione del terzo fuggitivo saranno però una tragica sorpresa per Montalbano e Livia.
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