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Perché Hit Parade, in base a particolari sondaggi, stabilisce una certa classifica dei successi discografici. Si potrebbe dire, un “disc-jockey” come tanti. Invece è qualcosa di più importante: il Dj si limita a presentare le novità, a sottolinearne appena le caratteristiche. In Italia, invece, si volle fare una vera e propria classifica, suggerita,in sostanza, da giudizi di un campione di spettatori.
La Hit Parade, quel fatidico venerdì 6 gennaio 1967, arrivava in Italia. Intendiamoci rimaneva solo l’idea di quella americana, perché si prendevano in considerazione ovviamente, in primis, le canzoni italiane ed i giudizi sarebbero stati quelli del pubblico. Italiano anche il presentatore, l’animatore, il tuttofare della trasmissione. Un personaggio di eccezione: Lelio Luttazzi. Ritornava alla radio dopo tanti anni e dopo una catena di meritati successi alla Tv; era chiaro che il ruolo gli calzasse a pennello. Essendo Luttazzi – egli stesso lo sosteneva in ogni occasione – prima di tutto un musicista, appassionato di canzoni, di musica leggera.
Il 6 gennaio 1967, dunque, venerdì, alle ore 13, la Hit Parade italiana vedeva la luce sotto la bacchetta del Maestro Lelio Luttazzi, già conduttore televisivo del varietà del sabato sera, Studio Uno, compositore di diverse canzoni di successo ma solo “per sbarcare il lunario” e appassionato di jazz, quindi in grado di guardare alla musica leggera con quel giusto distacco. Nei primi tre mesi verranno trattati solo dischi italiani, o meglio cantati in italiano, ma già in aprile la classifica è completa.
{module Google richiamo interno} I raccordi tra una canzone e l’altra erano conditi da sapidi monologhi, curati dall’autore Sergio Valentini, nei quali Luttazzi toccava argomenti di attualità legati al mondo dello spettacolo, alle cronache rosa, ai personaggi più in voga, spesso al di fuori della classifica.
I dischi venivano annunciati con enfasi, un minimo di due volte, all’inizio e durante la canzone, spesso sfumata per motivi di tempo (il programma durava circa mezz’ora e Luttazzi doveva presentare le prime 8 canzoni più gettonate della settimana). La distinzione tra cantanti e gruppi era sottolineata dalla professionalità del conduttore,in quanto i gruppi “eseguivano” ciò che i singoli si limitavano a cantare. I titoli erano accolti da un piccolo pubblico presente ogni settimana in uno studio di Via Asiago (dove la trasmissione veniva registrata), che applaudiva entusiasta, dopo essersi fatto molte risate sulle salaci battute del conduttore, un effetto molto in voga nelle classiche “situation comedy” della televisione americana. Al termine della sigla conclusiva e dell’urlo iniziale e finale rimasto celebre “ Lelio Luttazzi presenta – ha presentato Hiiiit Paraaaade!!!”, una voce riepilogava le canzoni ascoltate, citandone titolo ed autore, tralasciando l’interprete.
Il ruolo istrionico del musicista triestino, conferiva al programma quella parte di fiction che scomparirà con la sua dipartita dalla radio. Ciò permise alle canzoni di restare tali, non tradendo l’intento informativo del programma, che si poneva al servizio del consumatore di musica che voleva sapere se il suo disco preferito o il suo beniamino avrebbe avuto o no successo e per quanto tempo sarebbe stato ai primi posti in classifica.
Luttazzi non seguiva l’ordine crescente della classifica, bensì si spostava dalla decima alla quarta posizione seguendole fila dei suoi discorsi. Teneva conto delle oscillazioni, se un disco era in progressione o in regressione o stabile, e dei brani che uscivano di classifica: inoltre metteva in evidenza i dischi che comparivano per la prima volta in classifica, denominati con una figura pleonastica, che molta fortuna avrebbe avuto nel linguaggio comune, ma non solo musicale: la “nuova entrata” o “nuovo ingresso”. Il famoso podio, espressione che verrà mutuata dal linguaggio olimpionico negli anni successivi, costituiva la parte conclusiva della puntata. Faceva eccezione quando la canzone che si trovava la settimana precedente in vetta alla classifica, ribattezzata “canzone regina”, scendeva al secondo posto, altrimenti detto della “damigella d’onore”: in quel caso, il n. 2 anticipava il n. 3 per creare l’effetto suspense prima di conoscere il nuovo disco più venduto.