Per chi non lo sapesse, nello slang delle forze dell’ordine “person of interest” è un soggetto sotto indagine ma senza prove sufficienti per arrestarlo.
Immaginiamo, adesso, che ogni singolo cittadino venga considerato “person of interest”. Immaginiamo che una macchina, sulla base del puro sospetto, sia in grado di prevenire attentati terroristici e fatti violenti di delinquenza organizzata. Non solo: aggiungiamoci che la lotta al crimine possa essere combattuta anche su Twitter e Facebook, mettendo sotto stretto controllo tutto e tutti.
Detto questo, la domanda è: saremmo disposti a rinunciare alla libertà personale per “un mondo migliore”?
Mr. Finch (Michael Emerson – già protagonista di Lost), è un eccentrico milionario esperto di informatica. Dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New York ha messo a punto un sofisticato software che permette di prevenire crimini non ancora accaduti. La macchina però non offre tutte le risposte: individua solamente il codice di previdenza sociale del sospettato. Nessun altro dettaglio, nessuna prova di colpevolezza. Privati cittadini diventano così dei “sorvegliati speciali”, person of Interest appunto, controllati attraverso telecamere, pc, cellulari, carte di credito. Ma questo è illegale e nessuna agenzia federale può avallare il progetto. Finch decide, a questo punto, di ingaggiare Reese (James Caviezel – La passione di Cristo, The Prisoner), un ex agente della CIA creduto morto, per cercare di fermare i futuri criminali.
Il tema della prevenzione del crimine era già stato affrontato nel 2002 nel film di Steven Spielberg Minority Report. “Person of Interest”, però, è meno fantascientifico e, come ha dichiarato Michael Emerson, «la serie è scientificamente basata su fatti reali perché tutte queste tecnologie esistono e sono sul mercato». Il tema della prevenzione del crimine “ad ogni costo” è stato rilanciato negli USA dall’ossessione per la sicurezza all’indomani dell’ 11 settembre 2001. A riprova dell’attualità degli argomenti trattati dalla serie, nel 15esimo episodio appare – in immagini d’archivio – il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
A proposito di “Person of Interest” J.J. Abrams, ha dichiarato: «Con la tecnologia non solo puoi essere rintracciato, ma le tue mosse possono essere anticipate. L’aspetto che, nella serie, ha maggiormente suscitato il mio interesse sta nella constatazione che è molto celebrale ma non impenetrabile. È buona televisione».
Il critico televisivo di Entertainment Weekly, Ken Tucker, ha scritto: «Già dall’episodio-pilota, ‘Person of Interest’ è un cult. La serie viaggia nella zona grigia di una morale spesso ambigua e ambivalente, una scommessa non facile per attrarre l’audience a tutti i costi, ma di indubbio valore qualitativo ».