{module Banner sotto articoli}
La storia è materia “viva”e spesso nei luoghi dove si sono svolti gli eventi se ne respira ancora l’atmosfera. Questo tipo di approccio è un modo per avvicinarsi allo studio del passato scoprendo che una disciplina – troppe volte percepita come noiosa e ripetitiva – è in realtà una materia ricca di sorprese, appassionante e “viva”.
In 6 episodi la serie racconta luoghi e pagine di storia italiana affidandosi agli studenti delle scuole superiori di tutta Italia.
I ragazzi accompagnano Linda Stroppa in numerosi luoghi della penisola, alla ricerca delle tracce di un passato da ricordare e raccontare. In ogni puntata gli studenti sono chiamati a vivere in prima persona alcuni momenti della storia, affrontando delle piccole prove. Ad esempio imparare a marciare come l’esercito napoleonico, partecipare a un’esercitazione di emergenza simile a quelle svolte per l’alluvione dell’Arno nel 1966; resistere per alcune ore negli spazi angusti di una cella di Via tasso, e così via.
{module Google richiamo interno} In ogni puntata i ragazzi incontrano alcuni esperti – storici, scienziati, specialisti – con i quali potersi confrontare.
Nella prima puntata, andata in onda ieri sera, l’argomento era “Fosse Ardeatine: la strage nazista”
Linda Stroppa, accompagnata da alcuni studenti del Liceo Classico Pilo Albertelli di Roma, ha ripercorso e ricordato l’eccidio delle Fosse Ardeatine avvenuto il 24 marzo del 1944. Partendo da Via Rasella, dove avvenne l’attentato partigiano che uccise 33 soldati tedeschi, gli studenti sono arrivati al Museo storico della Liberazione di Via Tasso che nel 1944 era un carcere dove venivano rinchiusi oppositori politici ed ebrei. Sulle mura di Palazzo Tittoni, in quella stessa strada, sono ancora visibili i fori provocati dai proiettili tedeschi che, una volta sentita l’esplosione, spararono in aria credendo che l’attacco arrivasse dai piani alti dei palazzi.
Lì, in Via Tasso, la prova da affrontare per uno dei ragazzi è stata di rimanere rinchiuso in una delle vecchie celle, con due fiammiferi e una sola candela, provando ad immedesimarsi per capire cosa significasse essere un prigioniero. Come allora, all’interno della cella c’è un unico pertugio per l’aria, è lunga cinque passi scarsi, è buio e chi è rinchiuso lì dentro rimane completamente solo. “Per un momento ho capito cosa potessero provare quelle persone – ha raccontato Francesco – perché ho immaginato me stesso e la mia vita proiettati in quella situazione. Stare al buio, in un posto cosi stretto, mi è sembrato un’eternità. Se si vuole cercare di avvicinarsi alla storia questo è forse il modo più esatto”.
I fantasmi di Via Tasso si uniscono a quelli del carcere di Regina Coeli, per arrivare al luogo dell’eccidio, in Via Ardeatina davanti alle cave di via Pozzolana, dove, per ogni tedesco ucciso nell’attentato, vennero uccise 10 persone. Ne morirono in totale 335, cinque vittime in più massacrate nella frenesia del momento.
“Le fosse Ardeatine – ha spiegato Linda Stroppa – non sono semplicemente un evento storico, sono la rappresentazione stessa della guerra e dell’uomo, con la sua ferocia ma anche con il suo eroismo, con la sua arroganza e desiderio di sopraffazione ma, soprattutto, con la spinta verso un ideale che vale più della propria vita”.