L’anteprima inizia puntuale: il padrone di casa apre in maniera istituzionale, ringraziando Floris che ha fondato Ballarò e la Rai, la più grande azienda culturale del Paese, troppo spesso sminuita. Poi cita Montanelli: la trasmissione renderà conto solo ai cittadini, unici azionisti di riferimento. Il secolo breve, prosegue, si è portato via le ideologie, ma finché ci sarà un’edicola, un giornale o una teelcamera, quello sarà lo spazio per il buon giornalismo.
Vediamo una pillola di un servizio, poi un brevissimo assaggio del “regalo” di Benigni; Ballarò può ricominciare dopo la pubblicità. Alé.
La sigla di Fossati, un altro “regalo”, dà una nota di modernità; naturalmente è cambiata anche la grafica. La copertina è un servizio sul divario tra ricchi e poveri in Italia: dalle ville sul lago di Como ai cittadini normali che su quelle rive, al massimo, ballano il liscio a una sagra.
L’Italia ce la farà?, ci si chiede. Viene annunciato in studio Romano Prodi, ma prima che il talk prenda l’avvio, è la volta dell’atteso Benigni.
L’intervento è strutturato come un’intervista in cui il premio Oscar commenta la situazione socio-economica del Paese.
Alla prima domanda, il comico toscano dice di voler parlare bene di tutti oggi, pure di Renzi. E come si fa? Beh, ci si prova. Anche perché, continua, quest’uomo è riuscito persino a far vincere le elezioni al Pd, perciò è chiaro che si tratti di una persona capace di grandi cose.
Lui è uno che le promesse le mantiene, tant’è che gli 80 euro sono stai un bel colpo: poi certo, nei portafogli ci sono solo quelli perché non c’è lavoro, però gli 80 euro stanno lì.
Si passa a Mario Draghi, che lo chiamano SuperMario come Balotelli per un semplice motivo: essendo italiano, quando in Europa gli danno retta, si strappa la maglietta.
Riguardo all’Europa: ci garantisce la pace; noi italiani “dobbiamo rassegnarci a diventare mondo”. E Berlusconi? C’è chi lo vota anche quando non si presenta, ma il calo c’è: si sa che dopo 20 anni il consenso cala, è fisiologico. Il Pd invece è l’unico partito che fa opposizione a Renzi.
La conclusione è sull’Italia del 2020: bisogna solo ricordarsi del futuro, il Paese può stare bene.
Terminata la parentesi Benigni, che è stata di circa venti minuti, si torna in studio con Romano Prodi. Il conduttore lo intervista faccia a faccia, senza altri ospiti in studio. Il punto di partenza sono proprio alcune riflessioni di Benigni, in particolare quelle sull’Europa.
Su un’eventuale ipotesi di uscita dalla Comunità, Prodi risponde che con il suicidio si risolve sempre tutto: occorre invece costruire uno Stato intorno alla moneta.
Giannini gli chiede dei 101 che non hanno voluto la sua elezione al Quirinale: l’ex Presidente del Consiglio rispondo che non è stata affatto una ferita visto che si trovava in Africa per fatti suoi e che, dopo un paio di telefonate, aveva già capito che si sarebbe arrivati a un nulla di fatto.
Alle 22.00, secondo blocco pubblicitario. Al rientro, il conduttore presenta gli ospiti: Graziano Delrio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Brunetta, Maurizio Landini (Fiom), Marina Mazzuccato (docente università del Sussex), Ferruccio De Bortoli (direttore del Corriere della Sera), Antonella Nonino (imprenditrice) e, infine, Alessandra Ghisleri come sondaggista. In collegamento telefonico Eva Giovannini, dalla Cava Michelangelo di Carrara: la celebre cava di marmo infatti, è stata acquistata dalla famiglia Bin Laden.
Il momento dedicato al talk non aggiunge niente di nuovo al Ballarò che siamo abituati a vedere: stasera si discute delle dichiarazioni odierne di Renzi, senza tralasciare le riforme rimaste in sospeso. Un’inviata del programma è sotto Montecitorio.
Il servizio di Alessio Lasta si interroga su dove siano finiti gli 80 euro: per parlare con gli operai, si reca daavnti ad una fabbrica che produce sedili per la Fiat. Un uomo raccota di come, a fine mese, non riesca a coprere un giocattolo alla figlia; un suo collega mostra la busta paga dimezzata dalle trattenute. Un parroco racconta di un uomo che, sotto il segreto della confessione, gli ha confidato di rubare pane e pasta al supermercato.
Il talk riprende occupandosi dell’articolo 18. Secondo Brunetta in Italia ci sono troppe piccole-medie imprese, che non fanno ricerca e non sono competitve, dunque nocive al sistema industriale. E perché ci sono troppe piccole-media imprese? Facile, lo indovina subito Giannini anticipando la risposta: per colpa dell’articolo 18. Per via della scontata intuizione si becca un “Lei è peggio di Floris”, che vivacizza la puntata.
Oltre Benigni, in due ore del nuovo Ballarò abbiamo visto un solo servizio e una copertina; eppure il nuovo corso annunciato, prevedeva inchieste e approfondimenti. L’impressione è che, nonostante l’innesto di alcuni elementi nuovi, l’impianto sia il solito, ormai usurato.
Ad ogni modo, verso le 23.00 viene lanciato un reportage di Francesca Fagnani sul degrado delle scuole. Si stima che circa 342mila studenti siano esposti al rischio amianto. A L’Aquila ci sono ragazzi che si stanno per diplomare senza mai aver frequentato lezioni in un vero edificio scolastico, ma solo in container.
Segue un’intervista di Francesca Biagiotti a Thomas Piketty, economista autore de Il capitale nel XXI secolo.
Brunetta torna all’attacco sostenendo che non esiste altro Paese con un articolo18 come il nostro, suscitando le proteste del pubblico; in pratica, è lui che sta assolvendo al compito vitalizzare questo talk.
Finalmente, alle 23.30, arriva il collegamento dalla cava di Carrara, dove nessun imprenditore italiano ha voluto investire al 50%. Uno dei rappresentanti dei Bin Laden in Italia spiega che la famiglia crede nell’Italia; alcuni imprenditori italiani invece, avevano appena sottolineato come l’acquisto da parte dei Bin Laden non fosse uno scandalo, perché nessuno in Italia aveva i soldi per farlo al posto loro.
Purtroppo la pubblicità incombe, e l’approfondimento termina qui, troncando una questione che invece sarebbe interessante da sviscerare.
Ilvo Diamanti, firma di Repubblica, inaugura una nuova rubrica, Password. La parola di oggi è “giovani”, che non si ribellano perché dipendono dalle generazioni precedenti, ma se ne vanno: l’Italia sta perdendo un capitale di menti specializzate che non torneranno più.
L’altro servizio, a mezzanotte meno dieci, è sulla Spagna, in cui è stata introdotta una riforma che favorisce i licenziamenti retrocedendo per quanto riguarda i diritti dei lavoratori.
È mezzanotte: i titoli di coda scorrono durante il trailer de Il Candidato, “l’House of Cards alle vongole” con Filippo Timi. La serie vera e propria partirà la prossima settimana.
La chiusura di questo lungo talk show è affidata a un cartone che spiega cosa sia la troika.
Ballarò termina così con le ultime dichiarazioni degli ospiti; Giannini passa la linea al tg augurando buona fortuna al pubblico. Un saluto piuttosto triste per un esordio televisivo.