Due anni fa, quando la piattaforma Murdoch mise in campo questa proposta, “Il trono di spade” fu accolto con una miscela di indifferenza e scetticismo, mentre ora è la serie più attesa anche dal pubblico italiano. Un’attesa che ha le ore contate: da oggi, 10 maggio, alle 21.10 i Baratheon, i Lannister, i Targaryen e gli Stark tornano ad alimentare sogni, desideri e paure.
Il terzo capitolo della serie è tratto da “A Storm of Swords”, capitolo della saga best seller di George R. R. Martin che con le sue “Cronache del ghiaccio e del fuoco” ha creato il mondo fantastico e modernissimo di clan in lotta per il Trono. “Quando scrivevo copioni per Hollywood – ha dichiarato George R.R. Martin – risultavano sempre troppo complicati, troppe location, troppi effetti speciali, i produttori mi dicevano ‘George devi ridimensionarlo, costa troppo’, mi ero scocciato di tutto questo, devo tornare alla narrativa, il mio primo amore, e mi sono messo a scrivere questa serie di romanzi per dare libero sfogo alla mia immaginazione, un progetto dove potessi permettermi tutti i personaggi, le battaglie che volevo, aggiungere giganti, castelli e draghi”.
Al momento sono cinque i romanzi da cui è tratta la serie (in totale sono previsti sette volumi, quindi due libri devono ancora essere scritti) e, se HBO che la produce non ha ancora annunciato la quarta serie, sembra che gli sceneggiatori siano già all’opera, cavalcandone il successo. “Il trono di spade” ha conquistato, infatti, più di 30 paesi nel mondo. Negli Stati Uniti quasi 4 milioni e mezzo di spettatori hanno assistito al debutto della terza stagione, la serie più vista nella storia di HBO e la più scaricata sul web. A dare la dimensione di un fenomeno televisivo che vive oltre lo schermo si registra una crescita esponenziale (+800%) delle bambine che in America vengono chiamate Arya, in omaggio a una delle giovani, strepitose protagoniste della serie. La febbre ha contagiato persino i creatori de I Simpson che hanno voluto rendere omaggio alla serie con una personale rivisitazione della solenne sigla d’apertura.
Ed esiste una versione “cartoon” di “Game of Thrones” ispirata ai mitici Muppet, illustrata da Yehudi Mercado e intitolata “Game of Thrones of Muppets: You Wink or Your Die”. Anche in Italia la saga tv ha conquistato il pubblico e ottenuto il plauso unanime della critica. In particolare, nel maggio 2012, la seconda stagione ha raggiunto 630 mila spettatori medi per episodio a settimana, registrando un incremento di oltre il 10% rispetto alla prima. Un successo che ripaga dello sforzo produttivo: “Il Trono di Spade” può contare su una produzione colossale e ambiziosa: 6 milioni di dollari a episodio, uno staff di oltre 700 persone, circa 260 attori nel cast artistico ed una scrittura accuratissima, passata attraverso 60 revisioni della sceneggiatura.
Nella serie si rivedranno i personaggi più amati dal pubblico, in particolare: il vincitore dell’Emmy e del Golden Globe Peter Dinklage ovvero l’arguto Tyrion Lannister, la bellissima Lena Headey-Cersei Lannister ed Emilia Clarke alias Daenerys Tagaryen. A loro si aggiungono ben 14 new entry, tra queste: Ciaràn Hinds nel ruolo chiave di Mance Rayder, il Re oltre la Barriera Diana Rigg, l’autoritaria Regina di Spine, Lady Olenna Tyrell, e Tara Fitzgerald Selyse Baratheon, moglie di Stannis Baratheon.
Nella terza serie Robb Stark (Richard Madden), nuovo Re del Nord, in guerra contro la capitale, troverà il modo di “avvicinarsi” alla curatrice Talisa (Oona Chaplin); l’ultima dei Targaryen, Daenerys, accompagnata dai suoi inseparabili draghi, si prepara a formare un esercito e a rivendicare il Trono di Spade usurpato dal defunto Robert Baratheon di cui si considera la legittima erede; invece Tyrion Lannister, interpretato da Peter Dinklage, si troverà a cercare di sopravvivere tra i micidiali intrighi di palazzo, orchestrati dalla sua crudele sorella Cersei, madre di re Joffrey, e dall’astuto e spietato padre Tywin. Infine, uno dei personaggi centrali della stagione sarà Jon Snow (Kit Harington), figliastro di Ned Stark, che arriverà a conoscere il famigerato Re-oltre-la-barriera.
E mentre a Firenze il ritorno de “Il Trono di Spade” apre la rassegna fantasy ‘Florence Fantastic Festival’, con una reunion di cosplayers a tema, il servizio pubblico deve difendersi dalla scelta di trasmettere la prima stagione in prima serata al giovedì su Rai4. “Si legge che Il trono di spade ‘è volgare, pornografico con insistite scene di violenza e di sesso, quasi gli autori fossero impegnati ad ottenere l’oscar della depravazione’. In realtà – spiega il direttore di Rai4 Carlo Freccero – gli autori si sono impegnati non solo a ottenere ampi riscontri di pubblico, ma pure a guadagnare o a concorrere fino alle fasi finali, dei principali premi della TV Americana e fantastica. La prima stagione per esempio ha vinto lo Hugo Award e il più antico e prestigioso Peabody Award con queste motivazioni: ‘Il Trono di Spade va molto al di là di un fantasy di routine, provocando domande sull’essenza del potere e dell’impotenza, sul desiderio di regnare e sull’atto stesso del regnare.
Il trono di Spade riceve il Peabody Award per aver interrogato il concetto di autorità all’interno di un contesto d’intrattenimento ma tematicamente ricco’. Senza poi contare i moltissimi riconoscimenti tecnici e al cast ottenuti, oltre alle nomination come miglior serie drammatica ai Golden Globes e agli Emmy Awards. Ha ricevuto attenzione da parte di vari studiosi che gli hanno dedicato pubblicazioni filosofiche, ed è universalmente riconosciuta come uno dei vertici assoluti della Tv di Qualità.
Certo affronta contenuti adatti a un pubblico maturo, e come tale viene trasmessa da Rai4, con tanto di bollino rosso e alcuni tagli per il passaggio in prima serata. La brutalità e la sessualità del Trono di spade non hanno però lo scopo di titillare o traviare il pubblico, ma di trattare il mondo diegetico con il realismo imposto dal racconto in modo relativamente inedito per il genere fantasy. Senza le situazioni criticate da Aiart, il senso di pericolo e la descrizione delle pulsioni dei protagonisti verrebbero a mancare, falsando completamente il ritratto, fantastico ma verosimile di uno spietato gioco di corte pseudo-medievale. Sarebbe come chiedere di rimuovere dalla mitologia le azioni più crudeli degli Dei o di espungere dalle tragedie greche i passaggi più violenti, come la morte di Clitennestra nelle Coeffore di Eschilo”.