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“Come il peso dell’acqua” è una serata evento di commemorazione, di ricordo, di omaggio alle vittime. Una puntata fatta di emozioni e di episodi ancora non conosciuti, di testimonianze drammatiche. Ma soprattutto di riflessioni e di immagini evocate da una sorta di inconscio collettivo. Ve ne anticipiamo alcune.
La prima immagine evocativa è un sommozzatore che si immerge nelle profondità marine dove intravede un peschereccio di legno. Si avvicina lentamente, con delicatezza e timore, con un sentimento di curiosità misto a paura. Intorno a lui nessun rumore se non quello dell’ossigeno che dai tubi gli arriva nella bocca. Poi un’ombra diventa sempre più precisa e delinea la sagoma di un corpo. Ma di corpi laggiù ce ne sono tanti. E lui d’istinto, in una morsa di angoscia e sconforto chiude gli occhi.
La seconda immagine è quella di Giuseppe Battiston inquadrato in una enorme stanza vuota. Il telespettatore ascolta la sua voce, lo sente pensare e riflettere. Battiston si interroga angosciosamante: per quali motivi non ha il coraggio neppure di immaginare tutti quei corpi senza vita? Perché gli fanno paura? Comincia ad essere nervoso in quegli spazi vuoti. Ha bisogno di capire. Ed intraprende un viaggio che non è un viaggio qualsiasi ma finalizzato a capire realtà drammatiche e spesso ignorate.
{module Google richiamo interno} Ed ecco il racconto di tre donne, Gladys, Nasreen e Semhar: svelano con il volto segnato dalla sofferenza il difficile viaggio dal paese d’origine alle coste italiane. Il loro racconto, pacato e tragico, inizia da tutti i particolari del viaggio, prosegue con l’arrivo in Italia, si conclude con la narrazione della loro esistenza oggi.
In tutto il tessuto della puntata, si inseriscono gli interventi di Marco Paolini. Sarà lui a far capire al pubblico ed allo stesso Battiston, perchè ci sono questi flussi di migranti, quali direzioni prendono verso l’Europa.
Marco Paolini, con semplicità teatrale, intensa e basata su realtà scientifiche, fa scoprire altri aspetti della migrazione. E si serve di un disegno semplice e esplicativo.
In un’atmosfera molto suggestiva, le donne raccontano le loro storie. E, parola dopo parola, la stanza di Giuseppe Battiston si riempie di oggetti, parole e simboli: sono gli stessi oggetti contenuti nei ricordi. Circondato da questi oggetti e da questi simboli, Battiston, finalmente, comprende la verità e la spiega di nuovo ai telespettatori.
“Come il peso dell’acqua” vuole fornire una testimonianza reale di quello che è, oggi, il fenomeno delle migrazioni di cui il nostro paese è uno dei protagonisti.
Lo scorso anno anche Papa Francesco si è recato a Lampedusa per ricordare le vittime di quella tragedia.