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Prima del live del comedian, l’editoriale di Giannini sul governo Renzi e un collegamento con l’inviata Eva Giovannini da quartiere di San Donato di Torino. E naturalmente, l’annunciato faccia a faccia con la Ministra delle Riforme Maria Elena Boschi. Con la conseguenza che non sarà il comico a fare da traino alla puntata, ma la Boschi a lui.
L’intervento inizia dunque intorno alle dieci meno un quarto. Si parte con un saluto a Giannini, il “Brad Pitt del Tufello”.
Montanini si chiede: ma se Ballarò fosse stato fatto 35 anni fa? In studio ci sarebbero stati Berlinguer ed Enzo Biagi, come comico un irriverente Benigni o magari Grillo. Adesso invece la Bonafé, Pisapia, Montanini come comico e Gomez come giornalista: c’è crisi, è evidente.
Si parla tanto di dittatura, continua Montanini: sarebbe dunque Renzi novello caudillo? Scusate se Pinochet e Mussolini si stanno rivoltando nella tomba. A Renzi non importa niente della dittaura, e nemmeno della politica: a lui piace apparire. La verità è che ci manca un nemico, quello: Berlusconi, uno che era così sin da spermatozoo. A differenza di quelli di tutti gli altri, il suo non è arrivato primo: ha corrotto gli ovuli. Nel frattempo, Renzi al massimo ha comprato una vocale alla Ruota della Fortuna.
Se Berlusconi osava anche solo accennare all’articolo 18, le piazze si mobilitavano. Se ne parla l’attuale premier invece, non interessa a nessuno, perché Renzi in politica è come la lanetta che si forma nell’ombelico: origine ignota, funzione sconosciuta.
La verità è che c’è carenza di leader. Lo slogan più bello di sempre l’ha coniato Bossi, quando urlava che la Lega ce l’ha duro; sembra una stupidaggine, ma tutti lo ricordano. Altro segno dei tempi che cambiano: ora l’esponente di spicco della lega è Salvini, e non bisogna nemmeno prendersela con lui, ma con la sua assistente sociale.
Il comedian prosegue citando George Carlin, secondo cui la classe politica è massima espressione della società. Si, è vero, avranno pure estromesso i cittadini dalla politica, tutto sommato però, meglio così: finché continueremo a guardare La Prova del Cuoco e Masterchef, non ce lo meritiamo; meglio affidarsi ad Alfano. Montanini ci ripensa; era un’iperbole ovviamente.
Se vogliamo riformare la politica, dobbiamo prima riformare i cittadini: se questi sono i nostri politici, noi che li abbiamo scelti siamo peggio. Ci avete fatto caso che non abbiamo una strage di Stato da più di 30 anni? Non ci ammazzano più, conclude, perché siamo già morti. Quindi, se vogliamo accusare lo Stato di qualcosa, non di dittatura, ma di vilipendio di cadavere.
Qui il video del monologo. Sicuramente un pezzo che in una tv come quella italiana è raro ascoltare; tra l’altro, la tesi secondo cui ci manca un nemico comune potrebbe anche essere la spiegazione del crollo di ascolto dei talk show politici.