Ideato e scritto dallo stesso Sorrentino con Umberto Contarello, il film è ambientato ed interamente girato a Roma. “Nei confronti dell’architettura e dei luoghi che ho filmato, c’è lo sguardo di un turista incantato – rivela il regista partenopeo – Vivo stabilmente in questa città da sei anni, ma rispetto alla sua bellezza mi sento sempre come un visitatore sopraffatto dalla meraviglia. Eppure Roma è una città che lascia presagire impalpabili ed indecifrabili pericoli, una sensazione di irrisolvibile, antico mistero, che ti può far sentire fuori luogo”.
La Roma di Sorrentino, non è la Roma di Federico Fellini: il maestro di Rimini aveva uno sguardo più ricco di speranza e muoveva corde che lo sguardo del regista napoletano non riesce a coinvolgere. Quella di Sorrentino è una Roma da sindrome di Stendhal, ma non emoziona. “La grande bellezza” è esteticamente perfetta (bellissima la fotografia di Luca Bigazzi). Mostra i faccioni e le forme femminili alla Fellini. Presenta il contrasto tra la lussuria e la mistica di una chiesa fatta di canti gregoriani. Ma tutto resta in superficie, lasciando lo spettatore in un freddo distacco senza partecipazione emotiva.
Il film comincia con la frase di Louis Ferdinand Celine da “Viaggio al termine della notte”: “Viaggiare, è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione. Tutto il resto è delusione e fatica. Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario. Ecco la sua forza. E poi in ogni caso tutti possono fare altrettanto. Basta chiudere gli occhi…”
“La citazione iniziale di Celine – spiega Sorrentino – intende avvisare gli spettatori che assisteranno ad un film dove il coefficiente di invenzione è alto e che attraverso l’invenzione, germogliata dalla realtà, si spera di riuscire a restituire una realtà altrettanto efficace ma cinematografica, coerente nella sua apparente disarmonia”.
“La grande bellezza” è “l’opera più complessa di Sorrentino – racconta Toni Servillo -, un affresco molto ampio ed articolato in cui il protagonista, il disincantato intellettuale Jep Gambardella, mostra facce e atteggiamenti diversi e presta orecchio ai tanti mondi e persone che incontra in un vero e proprio viaggio nei vari luoghi della capitale oltre che a ritroso nel tempo, nella propria memoria.
Jep è uno scrittore imprigionato da tempo in un’impasse creativa. Diversi anni prima era stato l’autore di un romanzo di successo ma da allora non è riuscito più a scrivere un libro: l’intero film rappresenta una ricerca, a volte esplicita ed a volte meno, delle ragioni che hanno portato a questo blocco della sua ispirazione”. Jep Gambardella è arrivato a Roma a 26 anni, ed oggi ne ha 65. Ha gli occhi perennemente annacquati di gin tonic. Si presenta dicendo: “Quando ero giovane chiedevano a noi ragazzi quale era la cosa più bella del mondo. Tutti i miei amici dicevano ‘la fessa’, mentre io dicevo ‘l’odore delle case dei vecchi’. Ero destinato, per questa mia sensibilità, a diventare scrittore”.
Jep non ha più nulla che vale la pena di raccontare in un libro e scrive per una rivista il cui direttore Dadina, nana, è dotata di un’autoironia fuori dal comune. Come giornalista, incontra artisti falsamente intellettuali che spiegano le loro opere con paroloni di cui non conoscono il significato, e lui cerca di smascherarli (“Cosa sono le vibrazioni?”, chiede Jep dopo la performance di un’artista che giustifica con quel significante il senso della sua prestazione, ma la risposta è evasa). “In un’atmosfera perennemente carnevalesca ed inquietante, Jep Gambardella – dice Servillo – incontra un’umanità molto varia, forse gli unici due personaggi che sente davvero vicini, schietti, diretti e senza maschere, sono Ramona e Romano, rispettivamente interpretati da Sabrina Ferilli e Carlo Verdone, scelti a mio parere da Paolo perché, per motivi diversi, sono due attori che esprimono magnificamente un’anima profonda di Roma”.
Con loro tre nel cast ci sono altri bravissimi attori. Tra questi: uno strepitoso Carlo Buccirosso, Iaia Forte, Pamela Villoresi, Galatea Ranzi, Anna Della Rosa, Giovanna Vignola, Roberto Herlitzka, Massimo De Francovich, Giusi Merli, Giorgio Pasotti, Massimo Popolizio, Isabella Ferrari, Franco Graziosi, Sonia Gessner, Luca Marinelli, Dario Cantarelli, Ivan Franek, Anita Kravos, Luciano Virgilio, Vernon Dobtcheff, Serena Grandi, Lillo Petrolo.
“Cerco di scegliere attori bravi – spiega Sorrentino -, adatti al ruolo, che siano intelligenti e disponibili ad affidarsi. In un film corale è necessario per me che gli attori si lascino portare silenziosamente anche in territori del personaggio che sono ignoti per loro”. “La grande bellezza”, che arriva al cinema in Italia oggi 21 maggio distribuito da Medusa Film e contemporaneamente in Francia distribuito da Pathé, è una coproduzione Italia-Francia: Indigo Film con Medusa, in associazione con Banca Popolare di Vicenza per l’Italia, Babe Films, Pathé e France 2 Cinéma per la Francia. Il film si avvale anche del contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, del sostegno del Fondo Regionale per il Cinema e l’Audiovisivo della Regione Lazio, del supporto di Eurimages e del sostegno del Programma Media. Stefania Cella e Daniela Ciancio firmano le scene e i costumi, Cristiano Travaglioli il montaggio, Lele Marchitelli le musiche.