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Eppure Schumann possedeva tutti i numeri per comporre musica strumentale: ma il confronto con le creazioni del gigante di Bonn lo costrinse a ripensamenti e rielaborazioni tormentose della sua opera. Le Sinfonie quindi, composte nel periodo felice del 1840-50 dopo le nozze con la bellissima pianista Clara Wieck, si fermarono a quattro – Beethoven ne scrisse nove, Mozart varie decine, le ultime tre le più eseguite.
Non ultima causa di tale ristretto numero fu la prematura fine di Schumann a 46 anni, preceduta dalla progressiva perdita della lucidità mentale (tentò anche di affogare nel Reno, nel 1853), che lo condusse alla morte il 29 luglio 1856, nel manicomio di Endenich presso Bonn.
Il 6 novembre Rai3 manderà in onda la “Sinfonia in re minore n.4 op.120” (eseguita dall’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta dal texano John Axelrod), l’ultima completata da Schumann e forse la più tormentata: scritta già nel 1841 con scarso successo di critica, dieci anni dopo fu da lui completamente riveduta con un occhio alla “Quinta Sinfonia” di Beethoven, e riproposta nel 1853 in una scrittura più serrata logicamente, ma con effetti di minore spontaneità nell’orchestrazione, anche a detta di Brahms.
Il 13 ascolteremo la terza, la “Sinfonia in mi bemolle n.3 op.97” del 1850, detta ‘Renana’ in omaggio al luminoso paesaggio e alla città di Dusserldorf sul Reno, dove la famiglia Schumann si era trasferita e dove il musicista la diresse en première, inserendovi anche un IV movimento severamente sacrale, ispirato alla nomina dell’arcivescovo von Geissel a Colonia.
L’opera verrà eseguita dall’Orchestra di S.Cecilia diretta dal lanciatissimo Gustavo Dudamel, fiore all’occhiello del Sistema Abreu in Venezuela, ma che tuttora per la sua vitalità incontenibile è lontano da una lettura ponderata delle partiture.
Il 20 novembre sarà invece in onda finalmente la “Sinfonia in si bemolle n.1 op.38,” (1841), nell’esecuzione della predetta Orchestra Sinfonica della Rai diretta dall’austriaco Christian Arming: anche in questa, nonostante venga detta ‘la Primavera’ per la bellezza dei luminosi temi melodici, le tensioni compositive si avvertono, tanto che Mendelsshon – che la diresse a Lipsia en première – spostò corni e trombe dell’Andante una terza sopra, per difficoltà esecutive.
Infine l’ultimo appuntamento con La musica di Rai3 sarà con sir Antonio Pappano, che durante un Family Concert al Parco della Musica spiegherà al pianoforte, e poi dirigerà con l’Orchestra dell’Accademia di S.Cecilia, la “Sinfonia in do maggiore n.2 op.61” (1845-46), densa di fedeltà contrappuntistiche a Bach e Cherubini, ma anche ebbra di creatività, cui Pappano darà stupenda luce.
Rai5, ‘Prima della prima’: Rai Cultura, in tale sua preziosa rubrica, trasmetterà sabato 8 novembre alle 23,10 la “Turandot” di Giacomo Puccini, con la conduzione di Rosaria Bronzetti e la regìa televisiva di Cristian Angeli. Sarà una Turandot ‘sui generis’. Infatti la fiaba di Carlo Gozzi sulla principessa cinese Turandot che sottoponeva a tre enigmi i suoi pretendenti, mandandoli a morte se fallivano, ma che dinanzi all’amore bruciante di Calaf cedette diventando sua – fiaba curatissima da Puccini, che introdusse in partitura la scala orientale pentatonica e in orchestra strumenti quali il gong, la celesta, le campane per le sonorità orientali – rimase incompiuta per la morte del compositore nel novembre del 1924. L’editore Ricordi assegnò allora, non senza contestazioni, al compositore Franco Alfano l’incarico di completare “Turandot” sugli appunti di Puccini.
Nel 1926 Toscanini eseguì en première l’opera alla Scala fermandosi dove terminava la partitura incompiuta, alla morte di Liù: il giorno dopo la diresse con il completamento di Alfano, che tuttora si esegue, anche se le dispute originarono altri tentativi, fra cui nel 2001 quello di Luciano Berio, fitto di sonorità squillanti. L’edizione in onda su Rai5 sarà come quella di Toscanini: senza finale! La regia è di Roberto De Simone ripresa da Marino Bauduin, le scene di Nicola Rubertelli, i costumi di Odette Nicolettti, Turandot il soprano drammatico Evelyn Herlitzius, Calaf il bravissimo Marcello Giordani, Liù l’altrettanto valida Carmela Remigio, il vecchio Timur il famoso Roberto Tagliavini, il direttore dell’Orchestra dell’Opera il notissimo Pinchas Steinberg.