“L’eredità” rappresenta da molti anni uno dei punti fermi del palinsesto di Rai 1. Un programma dalla struttura semplice e allo stesso tempo compatta, basata su un susseguirsi di prove ad eliminazione che ben rispecchia le caratteristiche tradizionali del quiz, con situazioni di pathos alternate a momenti di
gustoso divertimento.
A garantirli ci pensano principalmente i sei concorrenti, soprattutto ad inizio puntata, quando ognuno di loro si presenta al pubblico, condividendo anche il proprio vissuto. C’è chi si misura con il canto, con il ballo o con le imitazioni, senza però scadere nel ridicolo. Quasi sempre il partecipante è accompagnato da un parente o da un amico fidato, che bonariamente ne svela pregi e soprattutto difetti.
Il tutto avviene in un’atmosfera molto rilassata, in cui emerge l’importanza e la profondità dei legami familiari, oltre che di quelli di amicizia, anche attraverso il racconto di un aneddoto divertente. In questo modo, per i telespettatori diventa naturale immedesimarsi nei concorrenti e, in qualche modo, affezionarsi ad uno di loro piuttosto che ad un altro.
Il clima di grande serenità che si respira è alimentato dalla figura del presentatore. Sia Carlo Conti che Fabrizio Frizzi, per il secondo anno alternati alla conduzione, mettono completamente a loro agio i partecipanti, contribuendo a sciogliere la tensione e l’imbarazzo che le telecamere possono generare in qualsiasi persona che si trova a vivere per la prima volta un’esperienza nuova come quella televisiva. Il garbo e la simpatia di entrambi fanno sentire anche il telespettatore all’interno di un ambiente familiare e l’intero quiz, di conseguenza, ne trae beneficio, come dimostrano anche quest’anno gli ottimi risultati sul versante degli ascolti.
Nettamente diverso da “L’eredità”, sia per la forma che per ritmo, è “Avanti un altro!”, in onda su Canale 5. La trasmissione condotta da Paolo Bonolis rispetto al competitor di Rai 1 ha un andamento più fluido, dovuto all’assenza di una successione definita di giochi.
Lo spazio per le gag e l’improvvisazione è ampio, soprattutto a causa delle frequenti incursioni dei protagonisti del “Minimondo”, strambi personaggi che all’improvviso entrano in scena per interrogare i concorrenti e tentare di metterli in difficoltà. C’è la musica, garantita dagli intermezzi di Luca Laurenti; insomma, più che di quiz si tratta a tutti gli effetti di uno show.
Dominatore incontrastato della scena è senza dubbio Paolo Bonolis, straordinario mattatore in grado di coinvolgere il pubblico con la sua verve. L’elemento che impedisce però ad “Avanti un altro!” di costituire un esempio di programma a misura di famiglia è una certa grossolanità che si riscontra in non poche occasioni. Nei seppur divertenti siparietti comici tra il conduttore e la sua storica spalla Laurenti si ricorre ad una comicità che non disdegna l’utilizzo del doppio senso e, talora, di termini poco consoni per l’orario di programmazione e per il potenziale pubblico, anche di bambini, all’ascolto.
In più, anche tra le macchiette che vanno a comporre il “Minimondo” ce ne sono alcune particolarmente stereotipate. La “Bonas”, la “Ciociara” e la “Supplente” ad esempio restituiscono l’immagine della donna provocante, tutta curve e poco cervello. Valorizzare la bellezza femminile è giusto, associarla però ad una scarsa capacità intellettiva significa disegnare un ritratto poco rispettoso per l’intera categoria. Basterebbe correggere questi fattori per rendere “Avanti un altro!” un programma a misura di famiglia. Peccato che, almeno fino ad ora, non sia ancora accaduto.