“Dal teatro passai alla tv, e subito arrivò la notorietà con ‘Non Stop’ del geniale Enzo Trapani. Già dalla seconda puntata arrivavano le telefonate dei produttori. Ma mi sembrava troppo. Poi un giorno mamma mi disse: ‘Ha chiamato Sergio Leone’. Ed allora non mi tirai indietro. Lo incontrai. Stava lavorando a ‘C’era una volta in America’, ma voleva lanciarsi nella produzione. Così debuttai al cinema con ‘Un sacco bello’. Qualcosa stava cambiando nella mia vita”.
“Sono emozionato ed incredulo di essere ancora in carreggiata, a 34 anni di carriera – afferma l’attore e regista romano classe 1950 -. Forse perché ho iniziato ancora quando c’era la vecchia guardia. Ho conosciuto Tognazzi, Gassman, Mastroianni. E a loro guardavo da spettatore e grande fan con immenso rispetto. Dopo i primi due film, ‘Un sacco bello’ e ‘Bianco rosso e Verdone’, ero rimasto solo. Si diceva che mi ero sparato tutte le cartucce dei personaggi e non avessi più nulla da esprimere. Mia moglie andava a lavorare ed io ero a casa accanto a quel telefono che non squillava. I produttori sembravano essersi dimenticati di me. Stavo già pensando di andare all’università ad insegnare.
Poi un giorno chiamò Mario Cecchi Gori, mi disse che aveva visto in ritardo ‘Bianco, rosso e Verdone’ e che voleva fare un film con me. Raccontò che era rimasto colpito soprattutto dal personaggio dell’emigrante. Gli chiesi se voleva allora un film di personaggi. Rispose di no, voleva un film comico che seguisse una sola storia. Ed in un anno scrissi ‘Borotalco’. Non sapevo se potevo farcela, ma il film vinse numerosi David”. Un’altra piccola battuta d’arresto Verdone la ebbe con “C’era un cinese in coma” sulle disavventure dello showman ed impresario Ercole Preziosi. “Forse il pubblico si era stancato di me – racconta l’attore -, ma fu l’occasione per viaggiare con mia moglie ed i miei figli”.
Ed i figli Giulia e Paolo sono contenti di questa piccola pausa di riflessione che si è preso il padre, e lo raccontano nel documentario che raccoglie anche le testimonianze della storica tata Novilia e degli spettatori come ‘il professore’, i ricordi dei colleghi – Toni Servillo, Margherita Buy, Pierfrancesco Favino, Marco Giallini, Laura Morante (l’unica che gli ha fatto battere 28 ciak!), Claudia Gerini, Francesca Marciano, Pasquale Plastino – e le analisi dei critici Filippo La Porta, Goffredo Fofi, Marco Giusti. Ne esce il ritratto di un comico romano nel solco della tradizione romana della triade Petrolini, Fabrizi e Sordi. Un amore per il dettaglio che fa la differenza. Una curiosità per il mondo che lo porta continuamente ad osservare. “Non rinuncio mai alla mia passeggiata mattutina, che comincia dall’edicolante. Tornato da Cannes sono andato dal macellaio che mi ha chiesto se fossero vere le feste che si vedono ne ‘La grande bellezza’. Ed io gli ho mostrato le foto di alcune riviste. È noto a tutti che al limitare della mezzanotte crollo, ma qualche volta anch’io accetto qualche invito perché ho bisogno di vedere chi popola la notte”, racconta Verdone, contento di essere stato diretto da Paolo Sorrentino e vedere all’opera la sua “genialità, con sul set quattro/ cinque macchine”.
Per Verdone almeno la “gigantesca” interpretazione di Toni Servillo meritava più attenzione alla Croisette, ma “già il fatto di essere in concorso al festival, superando una selezione di oltre 2mila film, è un’eccellenza – osserva – e gli incassi de ‘La grande bellezza’ sono ottimi”. “Una nuova incursione in un altro film la farei volentieri – confessa -, ma la mia passione è la commedia”.
Ed ora Verdone è al lavoro per il suo nuovo film. Dei cinque soggetti scritti negli ultimi mesi, ora ne sta sviluppando uno che si sofferma sulla situazione di fragilità economica odierna, un’atmosfera che già si respira in “Posti in piedi in Paradiso”. Ad affiancarlo sul set dovrebbe esserci Paola Cortellesi. Ma è tutto ancora da definire, anche perché Aurelio De Laurentiis in questo momento è a Los Angeles.
Mentre Carlo Verdone si “rimette in moto” per la nuova pellicola, al cinema il suo lato più intimo viene fuori nel documentario “Carlo!”, prodotto da Marco Belardi per Lotus Production con Rai Cinema. Presentato con successo all’ultimo Festival internazionale del Film di Roma, sarà in tutte le sale The Space Cinema il 3, 4 e 5 giugno. L’attore saluterà il pubblico il 4 giugno a Roma, a Parco de’ Medici. “Questo documentario non è celebrativo, non è un epitaffio da vivo – sottolinea Verdone -, ma racconta la mia persona con sincerità”. “Abbiamo cercato di descrivere il suo stupore e la sua curiosità alle persone, benzina che gli serve per creare i suoi personaggi”, dichiara Giagni. Tanti gli aneddoti raccolti, “con Verdone – osserva Ferzetti – non c’è una, ma almeno altre dodici storie da raccontare”, così a breve sarà disponibile il dvd con tutti gli “extra” che non sono rientrati nell’ora e 15 di “Carlo!”.
Ma com’è il cinema oggi per Verdone? “È un cinema influenzato dalla tv che ha fatto cambiare il punto di vista, affermando il principio che tutto è possibile a tutti – risponde -. Così tutti vogliono essere protagonisti, senza sapere che quella notorietà è come i fuochi d’artificio: partono luminosi, ma subito si spengono e cadono”.