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La prima imitazione di serata è Massimiliano Fuffas. Capelli grigi, occhiali e sciarpa azzurrina l’architetto rappresenta con uno scarabocchio un progetto di un quartiere di periferia. Esperto con la puzza sotto il naso, l’esperto snobba i poveri, sostiene che il problema di quelle zone è la paura del diverso e trova la soluzione: “Bisogna disegnarle bene e io ne conosco di ingegneri bravi, sono persone strane!”.
Crozza torna al suo monologo parlando di Tor Sapienza. Nessuno s’è fatto mancare una visita nel quartiere romano: il primo è Borghezio, poi tocca a Giorgia Meloni: “qualcuno dice che c’è lei dietro le proteste, ma no nella foto sta dicendo azione, ciack bastone!”. C’è spazio anche per Alemanno e Marino.
Matteo Renzi, non lo vedremo mai nelle zone disagiate: “Ai barboni preferisce i Borboni” (in riferimento alla sua visita ai reali di Spagna). Pretesto per lanciare l’imitazione del presidente del consiglio, rimasto in una zona periferica con le ministre Boschi e Madia. Il toscano si trova in difficoltà a contatto per la prima volta con i poveri: “Se non vi muovete i poveri non vi vedono!” Le politiche, rappresentate come delle svampite non fanno altro che peggiorare la situazione. Bello il balletto che accompagna la sfida canora tra il premier e i disagiati.
Come preannunciato prima della sosta pubblicitaria, si riprende con l’imitazione di Massimo Ferrero, per tutti “Il viperetta”. Il presidente doriano ha ricevuto il radicchio d’oro come premio, in realtà le hanno dato un ortaggio vero. Subito dopo scambia Don Ciotti, con l’ex radiocronista Sandro Ciotti. Il produttore cinematografico appare sempre più confuso: “Se lo ricorda quel film? Gioventù blucerchiata”. Stavolta il personaggio risulta essere più comprensibile, anche se salta di palo in frasca mettendo in difficoltà il finto giornalista.
Crozza torna sull’amichevole Italia-Albania, fatta per solidarietà di Genova vittima del maltempo. Peccato che la maggior parte dei paganti era albanese. Subito dopo presenta la top4 dei luoghi comuni sugli immigrati: “Nonostante tutti questi siano falsi c’è chi ottiene una fortuna politica su tutte queste cose”. Parla di Matteo Salvini e subito dopo parte l’imitazione del leader della Lega. Il politico veste una felpa con una vistosa scritta Emilia. Il politico esegue un lungo discorso sconnesso, sgrammaticato in cui mette dentro tantissimi luoghi comuni tra viti, batacchi di campane e immigrati. Il blocco è chiuso con la rivisitazione di Romagna mia in “Tombino mio”.
Dopo la pubblicità, introdotta da una divertente canzone arriva il momento di uno dei cavalli di battaglia del comico ligure: il senatore Antonio Razzi. Come ogni settimana, tutto lo sketch viaggia sul delicato filo dei doppi sensi. Sempre più spesso i termini volgari però riempono la bocca di questo personaggio. “Lei non sa cosa è whatsup? Mi offende, io ama il mondo contadino e uso la zapp”. Questa è solo una delle numerose gaffe fatte dal politico rappresentato come poco istruito, svagato e anche omofobo. Tutto questo è stato perfettamente sintetizzato dal divertente discorso di fine anno scritto e letto da Razzi. Una piccola critica, capiamo quanto il ligure sia legato a questo personaggio, ma dedicarli più di 10’ appare esagerato.
Nell’ultimo blocco torna la parodia di Roberto Giacobbo e del suo Voyager. Uno dei personaggi migliori; con semplicità Crozza diverte il pubblico con le sue domande assurde, senza cadere minimamente nella volgarità come accaduto in precedenza: “Per quale motivo mia moglie quando mia aiuta a parcheggiare passa in un secondo da vieni vieni tranquilo a stoppppp”.
“Crozza nel paese delle meraviglie” torna venerdì prossimo alle 21.10, naturalmente sempre su La7.