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L’argomento Mafia Capitale viene affrontato da più punti di vista. Innanzitutto le telecamere del programma si sono recate nel campo nomadi di Castel Romano, dove, visto il posto, è evidente che i finanziamenti ad esso destinati non sono arrivati. Poi, oltre al dibattito in studio, Giletti si collega con il sindaco di Roma Ignazio Marino, trasmette alcune intercettazioni, compresa una di Massimo Carminati, ospita Umberto Croppi, ex assessore della giunta Alemanno.
In studio sono presenti discusso Maurizio Gasparri, Laura Puppato e i giornalisti Luisella Costamagna e Salvatore Tramontano.
Quello de L’Arena di oggi è un appuntamento che in alcuni momenti si dimostra difficile da gestire per il conduttore il quale, più di una volta, si trova costretto ad alzare la voce per zittire i suoi ospiti, Puppato e Gasparri in particolare, che continuano a rinfacciarsi le responsabilità del partito dell’altro.
Per Croppi, cacciato nel 2011, a Roma non vi è un substrato mafioso quanto un intreccio di interessi; anche se i magistrati dovessero assolvere tutti, rimangono comunque i fatti.
Giletti ricorda l’attività illecita di Buzzi, passato da 20 a 58 milioni di fatturato in pochi anni; manda in onda le intercettazioni in cui Carminati dice di essere intoccabile.
Si collega il sindaco di Roma Marino, che sostiene di non aver mai saputo nulla: il comune si costituirà parte civile, “rivogliamo quei soldi”. Giletti però è indignato: perché spetta alla magistratura e non al Comune il controllo di quanto sta avvenendo? Perché si ricorre sempre alla retorica dell’emergenza?
Prima di congedarsi, Marino rigetta l’idea di una capitale della mafia: “I romani non possono essere definiti mafiosi, lo rigetto”.
Non è dello stesso parere il conduttore, né i presenti: appalti truccati, assessori per tutelare gli interessi di pochi: “questa è mafia”, chiosa Giletti.
L’ultima parte de L’Arena è dedicata a Gianni Morandi, quasi 70enne, che esordisce commentando il dibattito che ha ascoltato da dietro le quinte: “noi italiani, che non riusciamo mai a fare squadra per il bene comune del Paese, è incredibile come invece riusciamo a coalizzarci per difendere il malaffare”.
Padre comunista, madre cattolica, il cantante racconta l’interrogazione parlamentare per una sua esibizione di C’era un ragazzo in Rai. Chitarra alla mano, ricorda la difficoltà professionale quando il telefono non squillava più, il sodalizio artistico con Migliacci, la decisione di Mogol di formare una Nazionale Cantanti, l’amicizia con Lucio Dalla. Tifosi del Bologna, l’inizio è stato diverso per i due artisti: semplice per Morandi, faticoso per Dalla; le sorti delle carriere si sono poi invertite.
L’11 dicembre Morandi compirà 70 anni, così Giletti gli mostra alcuni video: gli auguri cantati da Al Bano, i saluti di Arbore e Rita Pavone, sua grande amica; un messaggio da parte di Buffon.
Si conclude con un’esibizione di Io ci sono, singolo che lancia Autoscatto 7.0, album il cui titolo richiama non solo l’età anagrafica, ma anche il grande seguito dell’artista nei social network.
Appuntamento a domenica prossima