Il programma, a cura di Giovanni Minoli, racconterà agli spettatori come non esista pagina della storia della prima Repubblica che questo singolare personaggio non abbia contribuito a scrivere. Non c’è uomo o donna di potere che nella sua vita non abbia incontrato. E non esiste alcun evento di cui non sia venuto a conoscenza. Federico Umberto D’amato , per trent’anni a capo dell’ufficio affari riservati del Viminale è stato l’uomo ombra del potere, l’informatore principale di tutti i ministri degli interni dal 1948 fino alla conclusione degli anni 70. Un periodo di tempo lunghissimo e fondamentale nella storia della nostra Repubblica.
Verrà realizzato un ritratto completo del singolare e importante protagonista della puntata. Bonario ma deciso, curioso e discreto al tempo stesso è stato l’uomo di fiducia degli americani durante la guerra fredda, lo spione di Botteghe oscure in tempi di forte anticomunismo. Ma vedremo che è stato anche l’uomo celato dietro gli scandali finanziari, le trame oscure, le grandi stragi degli anni di piombo.
Grande fascicolatore, l’Edgar Hoover dei servizi italiani, Federico Umberto D’Amato è stato l’unico civile italiano ammesso ai vertici della Nato. Sapeva tutto di tutti ma di lui pochi conoscevano la vera personalità e la vera anima.
Per La Storia Siamo Noi, Federico Lodoli e Salvatore Carrara hanno cercato di riscostruire la sua vita professionale e, per quanto possibile privata, alternando documenti autentici ed inediti a parti ricostruite con l’aiuto dell’attore Paolo Bonacelli.
Vedremo molto più di un documentario, una sorta di vero e proprio film originale e scrupoloso dove si cerca di far luce su una delle figure più enigmatiche e misteriose della storia italiana. La novità è che, per la prima volta parlano persone che con lui hanno diviso lavoro, indagini, amicizia e anche la buona tavola.
La puntata attuale ha come titolo “Il Grand Gourmet del Viminale” perchè D’Amato amava conoscere le sue “ prede” intorno a una tavola imbandita dove, come diceva lui stesso : “ l’uomo rivela di sé stesso molto di più di ciò che si può ottenere con le intercettazioni o le cimici nascoste ”. Scopriremo che, curiosamente sono proprio i comunisti, secondo D’Amato le migliori forchette. Ad esempio, a proposito di Giorgio Napolitano, scriveva che si trattava di un uomo arguto e di amabile commensale attento nelle scelte. Di Enrico Berlinguer invece diceva: ha un menù allegro come il sorriso a base di mozzarelle e pesce lesso senza sale.
La sorpresa finale dello speciale arriva con la morte, il primo agosto del 1996. La magistratura tenta di mettere le mani sul suo archivio ma presto si scopre che è misteriosamente scomparso. Dopo un’intera esistenza trascorsa a raccogliere informazioni, a schedare, a rivelare e a nascondere, della “polveriera” di D’Amato non si trova traccia. “Ci sono cose, diceva, che nessuno mi costringerà mai a rivelare . Sono stato per tanti anni un boccone ghiotto eppure ho salvato la pelle. D’altronde, posso essere credibile al cento per cento come gastronomo, forse un po’ meno come spione”.