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Ne sarà contento papa Francesco, che – come sottolineano i convenuti – parla italiano anche a Gerusalemme, anche a Istambul – e che ha ribadito come oggi debbano cadere tutti i muri, simbolo di chiusura, e che al contrario “si diffonda sempre più una cultura dell’incontro: servono ponti, non muri”.
Infatti, oggi erano presenti i grandi bastioni della difesa della lingua italiana in Italia e nel mondo, in quanto lingua che ha da sempre favorito la diffusione dei contenuti, e gli studiosi sembravano quasi le Gerarchie Angeliche nelle Porte di Bronzo ageminate delle Cattedrali romaniche del secolo XII, erette a difesa dei templi di Cristo. L’apertura del convegno, dopo il saluto del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Sandro Gozi e del direttore Generale della Rai Luigi Gubitosi, è avvenuta con l’intervento di Loredana Cornero, segretaria generale CRI, autrice del volumetto “Alla ricerca dell’italiano nel mondo.
I 25 anni della Comunità Radiotelevisiva Italfona: origini, prodotti, bilanci” edita da RaiEri, in cui la data del 3 aprile 1985 reca con sè il ricordo della seduta iniziale in Palazzo Vecchio a Firenze (non a caso!), ai tempi di Agnes, con il poeta Mario Luzi presente insieme con tanti dantisti, pronti “a salvaguardare una lingua e una cultura, favorendone la conoscenza attraverso i media a nostra disposizione”. Allora i media erano solo la Radio e la televisione classici, mentre nuovi canali erano ancora allo stato embrionale. Oggi la Comunità Italofona “tesse reti di incontri e confronti per un nuovo pubblico accomunato dal ‘sentire italiano’ ” .
{module Google richiamo interno} In nome di ciò e di quanti nel mondo trovano nella lingua e nella cultura italiana (nella musica coi tanti libretti d’opera in italiano, nell’arte, nella gastronomia)) una rete, uno spazio aggregante, Loredana Cornero ci allerta sulle difficoltà della nostra lingua nelle terre di confine, in Svizzera, in Istria, a Malta, in ambito mussulmano, dove peraltro atti pubblici per i rapporti con la Russia pure erano in italiano.
Ed ecco appunto le barriere morali e specifiche a difesa della nostra lingua: ecco che il videosaluto del sottosegretario agli Affari Esteri Maio Giro ci ricorda che la lingua italiana “è passata all’estero sempre in modo pacifico, mai minaccioso, grande della sua tradizione di arte e cultura”.
Ecco Claudio Marazzini presidente dell’Accademia della Crusca, che andando col pensiero alla sua Presidenza a Malta, luogo multilinguistico, ricorda che vi si parla greco, arabo, francese, italiano, in cui anche l’architettura parla italiano con le sue fortezze del cortonese Laparelli e non solo. Poi si amareggia per l’arretramento della nostra lingua, che purtroppo molto deve in questo, a suo dire, al ricordo che l’Italia lasciò nel periodo fascista.
E ricorda ancora che il “Lei” (lessico Etimologico Italiano), ossia il vocabolario più completo della lingua italiana dal periodo antico ai dialetti di oggi, è opera edita dai tedeschi (uscì a Magonza) e con essa cooperano anche francesi oltre che italiani, per l’importanza mondiale della nostra lingua. E lamenta ancora, il professor Marazzini, che nei verbali universitari – e a lui si unisce Carlo Nanni rettore dell’Università Salesiana – l’inglese sta sostituendo la nostra lingua, con buona pace anche di Ezio Mauro.
Ma in quest’ultimo Ateneo gli studenti di altra lingua devono per un anno seguire corsi di italiano, con un esame finale. Insomma, mondializzazione sì in Italia, ma con la costante salvaguardia di un patrimonio linguistico e culturale che deve rimanere: e ricordiamo, torna a dire Marazzini, che recentissimamente a Firenze si sono tenuti gli Stati Generali della lingua italiana.