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Il prossimo impegno di Massimo Ghini è però a teatro, al Quirino di Roma dove debutterà domani 26 dicembre con ‘Quando la moglie è in vacanza’ pièce teatrale di George Axelrod diventata celebre del 1955 grazie al film di Billy Wilder e alla prorompente bellezza di Marilyn Monroe.
“Ma questa è tutta un’altra storia – afferma l’attore romano- perché la versione cinematografica si discostava già dalla commedia teatrale, troppe situazioni che, all’epoca dell’happy family americana, non potevano essere digerite facilmente dal pubblico e ancor meno dalla censura. I due protagonisti ad esempio non si limitano alle godibili schermaglie sessuali che vediamo nel film, ma ‘consumano’ il tradimento salvo poi, il mattino dopo pentirsi. Soprattutto l’uomo che rappresenta l’ipocrisia non solo maschile ma di tutta la società.”
La commedia è stata modificata anche come ambientazione e epoca.
Si, si svolge a Roma ai giorni nostri, io sono Riccardo un editore e la mia coprotagonista Elena Santarelli è un ragazza di Latina che arriva nella Capitale in cerca di fortuna nel mondo dello spettacolo e che piomba improvvisamente nella mia vita e sul mio terrazzo. Portare la storia al 2014 non snatura la commedia anzi, sono convinto che il pubblico si senta più partecipe; c’era il rischio che tutto sembrasse legato alla pruderie degli anni 50.
Che adesso non esistono più….
Veramente un certo imbarazzo nelle coppie lo avvertiamo sempre soprattutto in alcuni momenti particolari della commedia. Ed è diverso a seconda della latitudine. A Lugano si sganasciavano dalle risate, al nord Italia meno , al sud c’era un forte imbarazzo. Vedremo a Roma. La verità è che i rapporti tra uomini e donne sono cambiati solo esternamente soprattutto per quanto riguarda la responsabilità e il tentativo di provare a migliorare la condizione femminile in una società ancora profondamente maschilista. Ma per il resto nel rapporto tra sentimenti e desideri non c’è tanta differenza.
Renato Zero ha scritto le canzoni di questo spettacolo
Una la canto in un filmato che verrà proiettato durante lo spettacolo e che è stato realizzato ad agosto a Roma; ci tengo a dirlo io e Elena siamo sulla mia moto. Ma. in tutto, le canzoni sono 9 e sono orgoglioso di interpretarle. Al Sistina ho già cantato Trovajoli e Cole Porter, ma Renato è Renato e le sue canzoni si uniscono bene con il contenuto della commedia, il pubblico lo sente e sta al gioco. Ora sto aspettando che venga lui a vedere lo spettacolo, per me sarà una specie di esame di maturità.
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Quest’anno festeggia 30 anni di teatro
Per me essere qui al Quirino è una grande emozione, la mia carriera è iniziata su queste tavole con Vittorio Gassmann, il mio maestro, che recitava Otello. Tornare in una casa del teatro è importante specie in questo momento di tragedia, non rappresentata ma vera. Il Quirino lo stiamo difendendo come Fort Alamo perché è un teatro storico romano in piena attività. Se pensiamo a quello che, senza emettere giudizi, è successo al Valle e quello che sta accadendo all’Eliseo che deve essere ancora chiarito e che è una ferita aperta. Parliamo di pezzi di storia della nostra città e non di un garage con poltrone dove la gente va a vedere uno spettacolo. Qui c’è la storia della cultura della nostra città. Io torno con una commedia sofisticata che a mio parere è un buon tramite verso il pubblico che deve sentire il teatro come un spazio suo dove noi attori ci esibiamo. Poi per il futuro ho progetti più impegnativi che mi piacerebbe portare anche qui.
Tra questi il debutto alla regia di ‘1 heure de tranquillité’ un testo di Florian Zeller 36 enne autore francese di successo .
Siamo vicini al 2015. Che auguri si sente di fare?
Mi auguro che ci impegneremo a ricostruire la nostra anima di italiani. Per uscire dalle difficoltà serve riconoscersi in cosa apparteniamo, la nostra storia e quello che possiamo dare noi cittadini non chiedendoci, come diceva Kennedy cosa possiamo avere ma quello che siamo in grado di dare per migliorare il Paese. Altrimenti resteremo in finestra aspettando che qualcuno risolva i nostri problemi. Ma i problemi vanno risolti insieme, orgogliosi di essere italiani e coscienti che per superare la crisi bisogna darsi una mano tutti insieme. Io sono padre e mi sento una grande responsabilità verso i giovani ai quali lasciamo un Paese in grandissima difficoltà. Dobbiamo pensare a loro e al loro futuro. Il 2015 poi sono i cento anni dalla guerra del 15/18 una data tragica e emozionante per ricordare la quale io ho un bel progetto che spero di poter realizzare. Ma soprattutto ricordo che quel dramma mise insieme milioni di italiani che neppure parlavano la stessa lingua, per la prima volta con un’idea di fratellanza ed unità del Paese Italia per cui molti hanno dato la vita. Un sacrificio che non deve essere stato inutile. Mi auguro un 2015 di solidarietà vera tra italiani.