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Una famiglia allargata a dipendenti e consumatori. L’azienda di Giovanni Rana identifica da sempre il nome del suo fondatore con i propri prodotti, a sinonimo di garanzia e qualità; allo stesso tempo però, il brand diviene comunità.
Nello spot dei tortelli sfogliavelo infatti, tutti si sentono Giovanni Rana: sia i consumatori seduti a tavola che i dipendenti del pastificio, perché chi lavora per “il signor Giovanni” ha la sua stessa passione.
L’acquirente in quanto consumatore passa in secondo piano, divenendo esso stesso un membro della famiglia: Giovanni Rana se ne prende cura delegando la selezione delle materie prime a persona di fiducia. Inoltre, connotando semplicemente come “signor Giovanni” il proprietario, la campagna promozionale sottolinea ulteriormente questa vicinanza.
L’accurata scelta degli ingredienti per il ripieno, il perfetto dosaggio di uova e farina nell’impasto: tutti concorrono con entusiasmo a muovere gli ingranaggi dell’azienda, sentendosene parte fondante. I clienti si fidano, e acquistano sulla base di un tacito patto di collaborazione stipulato con un’impresa dalla tradizione decennale.
Il messaggio dunque è di inclusione, e individua nella famiglia un valore fondamentale per gli italiani, sia essa un nucleo ristretto o uno più vasto.
La compagnia telefonica ha scelto come testimonial un personaggio molto amato dal pubblico: Pif. Dopo il successo de Il Testimone, programma in cui si era distinto per il suo sguardo ingenuo sulla realtà, e il grande consenso del film La mafia uccide solo d’estate, l’azienda si è rivolta a Pierfrancesco Diliberto.
L’ex iena, telecamera al seguito, ha documentato le nuove passioni degli italiani riproponendole con lo stile che gli è proprio. Lo abbiamo dunque visto raccontarci milonghe improvvisate dove capita, discoteche silenziose dove la musica si ascolta in cuffia, il bubblefootball, il surf invernale e, in ultimo, la beatbox. In ogni spot, Pif riceve un invito su Facebook e si reca a vedere con i propri occhi che cosa accade.
Una campagna pubblicitaria insistente che ha avuto l’effetto di usurare il personaggio, fino a quel momento rivelatosi invece una gradita presenza sullo schermo. Cavalcando la notorietà e legando il suo nome alla Tim inoltre, Pif ha perso agli occhi del pubblico la cifra che aveva caratterizzato i suoi lavori precedenti: difficilmente ora i telespettatori vi potranno rivedere l’approccio da bambino incantato davanti alle meraviglie del mondo.
Gli spot della Tim dunque, nonostante il taglio “documentaristico”, sono causa di una sovraesposizione eccessiva che ha logorato l’immagine professionale del loro testimonial.