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Le due sorelle Bucci vengono deportate dai nazisti nel lager polacco nel marzo del 1944. Sono tra le più piccole. E proprio sui più piccoli, sui bambini che subirono la deportazione, su quanti non tornarono mai, punta l’obiettivo lo Speciale, con immagini dell’epoca, reportage, testimonianze dei sopravvissuti, documenti e il contributo scientifico di docenti e storici.
Con Massimo Bernardini, in studio, Anna Foa della Sapienza di Roma, Bruno Maida e Giovanni De Luna, dell’Università di Torino, ricostruiscono gli anni dell’Olocausto mentre altri esperti – nei reportage realizzati sui luoghi della Storia – scandiscono il susseguirsi dei capitoli. A partire dallo storico Emilio Gentile che nella villa di Wansee, vicino a Berlino – dove nel 1942 fu concepita la “soluzione finale” della questione ebraica – racconta i “carnefici” nazisti, da Heydrich a Eichman, che restano a bere un cognac dopo aver pianificato l’Olocausto.
Un Olocausto che è – prima di tutto – un “viaggio verso destinazione ignota” ricorda lo storico Carlo Greppi, dell’Università di Torino, nell’affrontare il capitolo dedicato alle vittime: il trasporto, le condizioni fisiche dei deportati, le “procedure” per l’eliminazione fisica. Dettagli che rivivono nei disegni dei bambini di allora: quelli del Ghetto di Varsavia o di Terezin, quelli delle baracche di Auschwitz.
{module Google richiamo interno}Immagini che si intrecciano con le testimonianze che Alessandra Tarquini, della Sapienza di Roma, raccoglie nel ghetto di Roma e a Milano incontrando Liliana Segre e Pietro Terracina, deportati – per motivi razziali – quando avevano tredici e sedici anni. Un’occasione per ricordare anche le responsabilità del fascismo, oltre che quelle del nazismo e sottolineare una parola dal suono sinistro che, spesso, accompagnava le deportazioni: indifferenza.
Diciassette milioni sono state le vittime delle persecuzioni razziste. I loro dati sono conservati a Bad Arolsen, in Germania, utilizzati dagli alleati per cercare di ridare nome e storia ai sopravvissuti, molti dei quali bambini. E qui si apre l’ultimo capitolo dello Speciale, dedicato ai “salvati” di cui parla la professoressa Silvia Salvatici dell’Università di Teramo che incontra Rebecca Boheling, la direttrice di questo centro internazionale per ricostruire le storie di tanti bambini per i quali la liberazione dai Lager apre strade diverse: dai difficili ricongiungimenti familiari all’adozione, dall’affidamento a parenti all’orfanotrofio.
Quest’ultima è la sorte che tocca anche alle sorelle Tatiana e Andra Bucci: a loro il compito di chiudere lo speciale, e il circolo di una memoria che non si spezza. Da Auschwitz a Praga, poi a Lingfield, in Inghilterra. Dove apprendono che la madre è ancora viva. E riescono a tornare alla propria famiglia.