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E lo ha fatto ricordando all’Istituzione i doveri indiscutibili nei riguardi dei cittadini, la modenità nella divulgazione e il raccontare il Paese attraverso il digitale, il crossmediale e nuovi format. Inoltre far partecipare tutti nessuno escluso, come nel recente programma MaestroManzi.it, poiché così la Rai ha davvero contribuito a far crescere il Paese; infine l’essere indipendenti, denunciare ciò che non va, sapendo di poter dire la nostra in sede internazionale, nella sfida a dispiegare ogni mezzo per lo sviluppo.
La Rai deve essere pronta a sfruttare l’enorme talento nazionale in ogni campo, per fare una Rai d’autore con eventi seri, affidabili ed anche sorprendenti: e sostenga il concetto della diversità come valore e dell’immigrazione come positività.
In ciò ella è stata subito seguìta, nella tavola rotonda successiva, da Rémy Phlimlin Presidente-Direttore generale di France Télévisions, che facendo un inevitabile riferimento all’attentato ultimo a Parigi ormai legato all’espressione “Je suis Charly”, e confermando che la Francia ne è uscita vincitrice grazie alla forza dell’unità della Nazione, ha posto in rilievo che i media sapevano di rivolgersi a dei cittadini, non a dei consumatori.
Importantissimo concetto, peraltro ribadito da Francesca Unsworth vicedirettore di BBC News, quando ha voluto ricordare, per l’11 settembre 2001, la grande importanza che hanno avuto per la Nazione i tanti e drammatici interventi dei telefonini cellulari dei cittadini, in un momento storico in cui non esistevano ancora i social.
Al riguardo anche il moderatore Gianni Riotta de La Stampa ha invitato alla spontaneità e alla verità i commenti critici degli eventi da parte dei relatori Rai, poiché le disapprovazioni del momento dànno col tempo adito a più pacati e spesso benevoli punti di vista. Ma intanto il problema dell’influenza del potere economico cominciava ad affiorare già nel giornalista del Financial Times London Ferdinando Giugliano, sincero sino in fondo sulla dubbia imparzialità informativa nel settore economico-finanziario, favorita dalla generalmente bassa conoscenza specifica dei cittadini nel settore.
Ed auspicava che la Rai solleciti seminari come quello della BBC del 2012 nell’ambito del giornalismo economico, in ciò sostenuto da Mario Sconcerti del Corsera, specializzato nell’ambito calcistico, ahimè troppo coinvolto nella realtà economica. Ed ecco tuonare la voce di Monsignor Nunzio Galantino segretario Generale CEI, che è anche parroco ed antropologo: accusatore senza veli del calo di qualità della TV, dell’enfatizzazione della cronaca nera ed altro, auspicando che la Rai non risponda a lobby spregiudicatamente interessate, “lobby stregate dal pensiero unico”, ma favorisca il pluralismo e l’interscambio della cultura religiosa.
E qui emergeva anche l’esigenza del ripristino delle ‘figure autorevoli’, delle figure-guida anche da parte di Silvia Salvatici docente di Storia Contemporanea all’Ateneo di Teramo, che riconosceva la scomparsa delle figure autorevoli legata all’ingrandirsi della società tecnologizzata. Ed ecco il filosofo ironico, paradossale e sorprendente: Maurizio Ferraris dell’Università di Torino, che ha iniziato “sapendo di dover sintetizzare la storia universale in 12 minuti”, e accettando che ormai allo scritto e al parlato sembri sostituirsi il veduto, dove tutte le diversità cadono, e fra Università, giornali, TV non c’è più dfferenza e ‘si vive in un eterno presente’, in cui tutte le informazioni sono contemporanee. Il rifugio allora diventa l’utopia, o l’ucronia, o l’autoreferenzialità…. dell’idiozia. E con questa spiritosissima verità filosofica, il Convegno delegava il tema ultimo dell’Intrattenere al moderatore Marcello Sorgi de La Stampa, e agli interventi del tardo pomeriggio.
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