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Liberamente ispirata al libro “Non chiedere perché” del giornalista Rai Franco Di Mare e alla sua vera esperienza da inviato di guerra nella ex Jugoslavia, “L’angelo di Sarajevo” ha raccontato in due puntate la storia di un reporter, Marco De Luca, interpretato da Beppe Fiorello. La vicenda si svolge nel 1992 nella capitale bosniaca, martoriata dal conflitto tra la popolazione locale e quella serba. L’esperienza lavorativa nei Balcani segnerà la vita del giornalista, che conoscerà in un orfanotrofio bombardato la piccola Malina, riuscendo ad adottarla dopo aver superato numerosi ostacoli.
La miniserie diretta da Enzo Monteleone si distingue per essere portatrice di valori profondi, incarnati dal suo protagonista. L’altruismo, la solidarietà, il senso del dovere che egli dimostra stridono fortemente con tutto il contesto nel quale si trova ad operare, dove la violenza e il dolore non risparmiano nessuno, né grandi né piccoli.
L’amore per il prossimo è il motore dei comportamenti del giornalista, un sentimento che lo spinge a rifiutare i benefici professionali ed economici di una promozione prestigiosa ed mettere a repentaglio la propria vita.
Il rapporto così intenso che l’uomo crea con la piccola Malina lo cambia profondamente: diventa un uomo migliore e un padre responsabile, che per la sua bimba dà tutto se stesso senza risparmiarsi, tirando fuori il meglio di sé e stimolando chi lo circonda a fare altrettanto. Si delinea, dunque, la figura di un “eroe umano”, un personaggio complesso e dalla profonda sensibilità che emerge anche dalla toccante interpretazione offerta da Beppe Fiorello.
Con quella mandata in onda giovedì 22 gennaio, si è concluso il ciclo di puntate di “X Love”. Il programma, trasmesso su Italia 1 in prima serata, ha l’obiettivo di raccontare l’amore a 360°. Nato da un’idea di Davide Parenti, “papà” delle Iene, la struttura della trasmissione è molto simile, a partire dallo studio, a quella del programma condotto da Ilary Blasi e Teo Mammuccari. La conduttrice, Nina Palmieri, lancia i servizi, ma sul palco c’è spazio anche per i comici, che più volte intervengono con brevi monologhi.
Il tentativo di raccontare l’amore sotto diversi aspetti riesce, ma fino ad un certo punto. E’ senza dubbio apprezzabile la volontà degli autori di affrontare tematiche impegnative (l’amore tra persone down, la paternità) affiancate a servizi di pura denuncia, come accade quando si parla di violenza sulle donne ed HIV.
Altri argomenti risultano meno adeguati per un pubblico familiare: ad esempio parlare di una persona che ha deciso di cambiare sesso, in piena fascia protetta, può non essere così semplice da capire per un bambino che è all’ascolto. Si scade talora nel trash, quando i protagonisti dei servizi sono personaggi dalle dubbie qualità morali, come nel caso dello youtuber Giuseppe Simone.
Infine, anche la presenza dei comici in studio non sembra dare la giusta spinta al programma. I loro interventi girano spesso attorno ai problemi di coppia, portati all’estremo per aumentare la portata umoristica degli sketch. Non mancano però allusioni e doppi sensi, come facile da immaginare vista la tematica portante del programma, a cui spesso si aggiungono termini volgari.