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Apre l’appuntamento condotto da Paola Perego e Pino Insegno, Milly Carlucci per la nuova edizione di Notti sul ghiaccio; con tanto di tutore al braccio, ha portato in trasmissione un video con le cadute dei concorrenti.
Esperta pattinatrice, con tanto di tutore al braccio, racconta che la disciplina le deriva dallo sport. E che è questo l’insegnamento che ha cercato di trasmettere ai figli: non si può “passeggiare per le strade della vita” senza assumersi le proprie responsabilità. Davanti alla Perego che le domanda quale fosse stata l’ultima volta che ha trasgredito, magari apostrofando qualcuno nel traffico, ma la Carlucci si dipinge come una persona tranquilla che non ama alzare la voce, nonostante ammetta che le farebbe bene.
Seguono Tosca D’Aquino e Fabio Troiano per promuovere il film Non c’è due senza tre. Poco dopo entra il direttore de La Stampa, Mario Calabresi, con un monologo sull’Africa. Il giornalista risponde anche alle domande dei ragazzi in studio, che gli chiedono se valga la pena inseguire i propri sogni o la prospettiva di un guadagno; naturalmente la riposta è che bisogna sempre lasciarsi accompagnare da un sogno.
Infine, insieme a Paolo Limiti, Valeria Marini. In procinto di partecipare a Notti sul ghiaccio, la Marini ricorda la sua esperienza di valletta al Festival. Racconta di un Mike Bongiorno che faceva footing prima di entrare in scena: quello fu il Sanremo con la più alta media di ascolto.
Al Festival si sono esibiti più di mille cantanti: in quello con la Marini vinsero i Jalisse, un gruppo che poi non abbiamo più visto.
Il brano preferito di Valeria Marini è stato Volare e, memore dei tempi del Bagaglino, ci delizia con un’esibizione del pezzo. Arriva anche Gianni Nazzaro, che ha calcato la scena all’Ariston sei volte.
La conduttrice gli chiede cosa gli abbia lasciato il Festival, l’artista risponde che è stata la “responsabilità”, perché una volta saliti su quel palco, bisogna rispondere alle aspettative.
Nazzaro si era candidato per cantare Perdere l’amore, ma la giuria quell’anno la considerò non adatta al Festival. Tempo altri dodici mesi, ed è proprio che con Perdere l’amore avrebbe trionfato Massimo Ranieri.
In conclusione, Nino Benvenuti, pugile che ha vissuto l’esperienza delle Foibe. Il fratello è stato deportato per sette mesi, mentre lui e il padre sono riusciti a nascondersi.
Con gli anni, il ragazzo che tirava pugni a un sacco di juta sarebbe diventato un campione della boxe; ora sta portando nelle scuole la sua storia per far conoscere ai ragazzi questa pagina di storia spesso dimenticata. Purtroppo però, a dispetto del suo bagaglio personale e professionale, Benvenuti viene liquidato in pochi minuti: avrebbe meritato ben altro trattamento.
Appuntamento a domenica prossima.