Dopo tanti anni come trovi sempre ispirazione per scrivere nuovi brani d’amore?
La canzone d’amore è sempre esistita nel pop e ha avuto un ruolo importante che anni fa era anche bistratta a favore della canzone impegnata. La parola “amore” era sempre tacciata di banalità. In altri Paesi questo non è mai accaduto. Io utilizzo sonorità internazionali con testi che sono come dei frame di un video da mettere insieme in 3 minuti per raccontare storie di tutti. Il concetto è uno, l’amore, ma si può scrivere in infiniti modi.
Sei stato lontano dal Festival per 24 anni, cosa ti ha spinto a tornare?
Oggi il Festival ha una valenza diversa: nell’epoca dei talent il palco di Sanremo è l’unica alternativa popolare per chi deve promuovere i propri dischi. Carlo Conti poi è un mio caro amico di vecchia data, tifiamo pure la stessa squadra, e mi ha convinto a tornare a Sanremo a prescindere da come sarebbe andata. Sì è vero c’è una gara ma basta non tenerne conto.
Cosa ne pensi della serata di ieri?
Sarà che sono uno dei più grandi ed esperti del Festival, ma tutti quanti i miei colleghi mi vogliono bene. La media delle canzoni è buona, in fondo è pur sempre una competizione pop. Trovo stilisticamente bella quella di Malika, ma anche quelle a rischio a me sono piaciute.
Qual è il motore che ti spinge a sperimentare sempre cose nuove?
La musica leggera è bella proprio perchè ti consente di sperimentare. Da quando ho iniziato a fare musica leggera cerco sempre di introdurre elementi musicali provenienti dall’elettronica per esempio. Nella serata delle cover farò Rose rosse di Ranieri, è una scommessa per me e l’ho arrangiata con un ukulele e suoni elettronici. A me piace molto, spero piacerà anche al pubblico.
Secondo te come è cambiato il Festival in questi anni?
Ho sentito dire che il Festival va di pari passo con quel che accade in Italia, ed è così in effetti. Oggi, per esempio, nell’era dei talent gli autori di Sanremo hanno dovuto rendere la kermesse un po’ più talent. Nell’epoca delle contestazioni, invece, ce ne sono state pure al Festival.
Quanto è importante Sanremo per chi ha bisogno di ripresentarsi al pubblico dopo tanto tempo?
Anni fa non sopportavo la troppa tensione che c’era a Sanremo. Sì certo è ancora importante salire su quel palco ma, per la carriera di un artista, non c’è niente di definitivo.
Parteciperesti a un talent se fossi un volto nuovo?
D’istinto ti direi di no. Anche Romina ieri sera ha detto che con la musica non si dovrebbe mai gareggiare. Però visto che sono venuto a Sanremo dopo 24 anni, mai dire mai (ride, ndr)
C’è un artista con cui vorresti duettare?
Poco prima di andare a Sanremo sono stato contattato dal produttore di Annalisa per partecipare al suo disco ma ero troppo incasinato e anche ora dopo il Festival dovrò correre in studio a finire il mio album che uscirà ad aprile. Poi ci sono artisti con cui duetterei anche subito, in camerino abbiamo parlato con Nek, ci piacerebbe fare qualcosa insieme.
Il tuo brano sanremese è stato scritto negli States. Quanto c’è di quell’atmosfera?
Come una favola era uno dei brani più “definiti” che avevo. Per cui quando mi è stato proposto il Festival ho scelto di venire con questa canzone che forse è anche la più adatta a Sanremo. Le sonorità sono sicuramente internazionali, più americane che inglesi, ma capirete meglio questo discorso quando ascolterete l’album intero.
Un bilancio degli anni Duemila della tua musica?
Ho sempre fatto le cose con onestà, cercando di non ripetermi e in passato ho anche pagato per questo. Ma non me ne pento.