E’ appena calato il sipario sul Festival di Sanremo, l’evento televisivo italiano per eccellenza, con la vittoria de “Il volo” tra i Campioni e di Giovanni Caccamo nelle “Nuove Proposte”. Un’edizione, come testimoniano anche i dati auditel, che ha fatto registrare ascolti record. Come spiegare (o provare almeno a farlo) il motivo di così tanto successo? Si può dire che la parola magica che ha fatto riaccendere la macchina del Festival sia normalità.
Una scelta chiara fin dai promo, che veicolavano il messaggio “Tutti cantano Sanremo”, dimostrazione che il Festival quest’anno voleva essere un evento a cui tutti, non solo idealmente o con il freddo meccanismo del televoto, potevano partecipare. Persone comuni e vip sono stati messi sullo stesso piano senza differenze, motivo che ha spinto il gruppo degli autori a invitare sul palco star internazionali, come Will Smith e Charlize Theron, e allo stesso tempo la gente comune, come la deliziosa coppia siciliana dei Manenti, uniti dal sacro vincolo del matrimonio da 65 anni, tanti quanti ne ha la kermesse musicale.
Pilastro fondamentale del successo di quest’edizione è, senza dubbio, Carlo Conti. La sua è stata una conduzione essenziale, senza virtuosismi, all’insegna della signorilità e del grande rispetto sia per il pubblico da casa sia per gli ospiti che si sono alternati sul palco dell’Ariston, come dimostra la bella intervista a Sammy Basso, il giovane affetto da progeria. Le carte in regola per aprire un “ciclo Contiano” a Sanremo ci sono tutte, anche per le ottime qualità di direttore artistico dimostrate, come testimonia la buona qualità delle canzoni proposte.
E’ proprio la musica ad aver rivestito il ruolo di protagonista principale, come dovrebbe essere di regola. Molto apprezzabile la scelta della direzione artistica di creare un cast molto variegato, con esponenti di diversi generi, in un mix di volti nuovi e cantanti già affermati. In questo modo, è stato possibile dipingere un quadro che raffigura in maniera adeguata le attuali tendenze della musica del nostro Paese.
Felice anche la scelta delle co-conduttrici, diverse l’una dall’altra ma contraddistinte da un’eleganza emersa non soltanto dall’abbigliamento. Tra le tre, Arisa è apparsa la più televisiva, mostrando buone doti di intrattenitrice condite da una sana autoironia. Emma Marrone ha impiegato più tempo rispetto alle colleghe ad entrare nei meccanismi dello show, riuscendo però a vincere la sua timidezza con l’arma della sincerità. Rocìo Munoz Morales è riuscita vincere lo stereotipo della “bella che non balla”, ma avrebbe meritato uno spazio maggiore rispetto a quello che le è stato concesso.
In un bilancio indubbiamente positivo, bisogna però riscontare qualche nota stonata. Nello specifico, il riferimento è nella scelta dei comici, che tranne la bravissima Virginia Raffaele e Giorgio Panariello, ospite nell’ultima serata, non hanno brillato. La parodia del mondo dell’informazione dei Boiler, presenti in tutte la kermesse, è diventata un po’prevedibile con il passare delle serate. Non all’altezza anche Alessandro Siani, non soltanto per l’infelice battuta sul bambino obeso, ma anche per un monologo che dava l’impressione di qualcosa di già ascoltato. Si tratta comunque, di sbavature fisiologiche, che non intaccano l’indubbia riuscita di uno show che non ha tradito le attese dei telespettatori.