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Quando a dicembre Carlo Conti ha annunciato i nomi dei 20 artisti che si sarebbero esibiti sul palco di Sanremo molti si sono chiesti chi si celasse dietro l’etichetta de Il Volo. Domanda legittima, dal momento che Piero Barone, Gianluca Ginoble, Ignazio Boschetto (questi i nomi dei componenti del gruppo) dal 2009 – anno del loro debutto – ad oggi si sono visti unicamente come ospiti in programmi Rai (onnipresenti nelle trasmissioni di Bruno Vespa e Massimo Giletti) e musicalmente parlando non si sono mai imposti nel mercato discografico italiano.
La loro storia inizia, appunto, nel 2009 quando partecipano, come solisti, al talent show di Antonella Clerici Ti lascio una canzone. Durante il programma il regista Roberto Cenci ha l’intuizione di farli cantare insieme: il delirio dei genitori che affollano lo studio fa capire agli autori del programma che quella è la strada da percorrere per mantenere vivo l’interesse nei confronti dei tre ragazzi e, di conseguenza, del programma. I piccoli interpreti giocano a fare i cantanti dalla voce grossa, tanto che vengono soprannominati “I tre tenorini”.
Conclusa l’esperienza televisiva vengono ingaggiati, grazie a Tony Renis, da una major americana e da quel momento inizia la loro avventura nel mondo della musica: incidono dischi (rigorosamente di cover), vengono presi in simpatia, per le loro doti vocali e per la giovanissima età, da star mondiali che li invitano ai propri concerti e duettano con loro, sono ospiti nel 2010 del Festival di Sanremo targato Antonella Clerici e si esibiscono per la regina Rania Di Giordania.
A fronte di un sempre crescente successo all’estero, in Italia tutto tace, o quasi. Questo fino al dicembre 2014 quando Carlo Conti annuncia la loro partecipazione alla 65° edizione di Sanremo. Dopo 5 anni di impegni all’estero è chiara la volontà di imporre Il Volo anche in patria, e quale miglior vetrina se non il nazional popolare Festival della canzone italiana di Rai1?
I primi pronostici non li danno per favoriti, e quando la stampa ascolta in anteprima i brani della kermesse canora fioccano voti bassissimi. Allo stesso tempo però il pubblico viene avvisato: la loro Grande amore è a tutti gli effetti un brano “sanremese” nell’accezione più classica: estremamente tradizionalista e giocata su acuti che strappano facilmente l’applauso di una platea agé. Nel frattempo la macchina della Rai si mette in moto per spianare la strada ai ragazzi con uno speciale in prima serata su Rai2 il 1° gennaio (poi riproposto pochi giorni dopo la vittoria a Sanremo).
Con tre minuti di esibizione sul palco del Teatro Ariston tutto cambia: come da copione si scatena un tifo da stadio accompagnato da applausi scroscianti. I ragazzi raccolgono tutto questo calore con grande emozione e faticano a lasciare il palco. In quel momento è già chiaro a tutti che Il Volo avrebbe vinto l’edizione 2015 di Sanremo. E così è stato. Durante la conferenza stampa che segue la conclusione del Festival però emergono la presunzione e l’arroganza – da imputare forse alla giovane età – di chi sa di non avere dalla propria parte il sostegno della critica e di parte del pubblico. A qualsiasi domanda che viene posta loro, i tre ragazzi sottolineano il carattere internazionale della loro carriera e l’intenzione di conquistare anche l’Italia, perchè “Il popolo è dalla nostra parte” (testuali parole). Nel delirio dei festeggiamenti nemmeno un ringraziamento alla loro madrina Antonella Clerici e al loro “creatore” Roberto Cenci.
Ora Il Volo, attualmente al #1 di iTunes sia con il singolo sanremese che con l’EP Sanremo Grande Amore, si prepara a rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest che si svolgerà in Austria nel mese di maggio. E con molta probabilità sarà di nuovo vittoria (dopo che un altro baby talento di Ti lascio una canzone ha vinto la versione Junior dello stesso concorso). Il motivo? I tre ragazzi de Il Volo incarnano un tipo di musica (la lirica contaminata con il pop) che per decenni ha fatto parte della nostra cultura e che ben ci rappresenta nel mondo insieme agli altri stereotipi come spaghetti, mafia e mandolino. Il loro repertorio, composto finora unicamente da cover della tradizione popolare e della canzone napoletana, scioglie facilmente i cuori degli Italiani all’estero e del pubblico innamorato, da lontano, del “Bel Paese”. Ma in Italia lo scenario musicale non si è fermato agli anni ’30. Siamo cambiati, siamo andati avanti e oggi quel modo di cantare non ci rappresenta più, così come quei brani non sono più lo specchio della nostra società.
Vedremo che cosa accadrà quando si sarà esaurito l’effetto Sanremo e se i tre ragazzi riusciranno a tornare con i piedi per terra qualora il loro “volo” dovesse subire un brusco atterraggio. Mal che vada ci sarà sempre un aereo per portare il “revival italiano dei tempi andati” all’estero.