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Se ne discute in ambito accademico ad esempio. Vi abbiamo già dato conto dei diversi incontri avvenuto al Coris, il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale de La Sapienza, denominati Pallacorda Rai. Nel corso dell’ultimo, in attesa della pubblicazione ufficiale degli atti, sono state proposte alcune soluzioni, quali puntare sui nuovi linguaggi: radio e web tv.
Innanzitutto però, lo ha fatto notare Marco Follini (Presidente Associazione Produttori Televisivi), bisogna restituire alla Rai la sua mission di azienda. Così come avevano sottolineato altri ospiti prima di lui, la Rai non può inseguire il privato e, allo stesso tempo, rispondere del suo operato come servizio pubblico. In un momento storico in cui non si scommette più sul contenuto, con conseguente livellamento verso il basso del pubblico stesso, occorre invece una leadership che scommetta poprio sulle idee.
Per quanto invece riguarda i mezzi, due sono le risorse su cui investire: radio e web tv. Sulla prima punta l’attenzione Marco Mele, giornalista de Il Sole 24 Ore, osservando come manchi un canale di informazione all news. Una volta il linguaggio radiofonico si caratterizzava per la sua minore omologazione rispetto a quello televisivo: un aspetto che permane, ma con alcune carenze. Una di queste è appunto, l’informazione: per ascoltare un gr bisogna aspettare molto tempo nelle varie stazioni. Più in generale, non si può non tenere conto dell’informazione che, in particolare in tv, necessita di rimettere l’immagine al centro del racconto.
Ha forse in mente l’esperimenton del DopoFestival il filosofo Vittorio V. Alberti, uno degli autori de La storia siamo noi, quando invece si concentra sulla web tv. La riforma della Rai, sostiene, dovrà coniugare la logica della lettura con quella dell’audiovisivo: i telespettatori devono imparare dalla Rai, e ciò significa tornare anche a guardare alle idee presenti nei vecchi varietà. Paradossalmente, per il nostro futuro, dovremmo guardare agli esempi contenuti nelle teche del passato, quando i programmi cambiavano il modo di fare tv delle trasmissioni che si sarebbero succedute.
Per Alberti sarà la web tv il canale preponderante in futuro: occorrerà perciò pensare prodotti realizzati per il web, dove ridare al contenuto la dignità che non ha invece avuto in tv negli ultimi anni. Del resto, come chiosa il sociologo Mario Morcellini, è stata proprio l’incuria dei contenuti a far sì che l’opnione pubblica sia così impietosa nei confronti della Rai, spesso anche a sproposito.
Il ciclo di seminari della Pallacorda non rimarrà isolato in ambito accadmeico: verrà redatto un documento ufficiale in cui verranno formulate della proposte per la riforma. La presentazione alla stampa avverrà nei prossimi mesi.