Parla subito della storia dei Pooh, spinto da una domanda: “I Pooh hanno chiuso una storia bellissima e irripetibile. Abbiamo voluto conlcuderla per dare la fine che meritava un’aventura del genere. Non ci sono più le condizioni affinché un gruppo rimanga insieme per cinquanta anni”.
Inizia a parlare del suo disco spiegando che è tornato alle sue origini trevigiane per trovare ispirazione. “C’è un mondo che ci appartiene e il mio disco si chiama “Testimone del tempo” perché le cose può raccontarle solo chi le ha vissute”.
“Ho lavorato con Ermal Meta nel mio disco e posso assicurarvi che non è uno che ha bisogno di scopiazzare né da sé stesso né dagli altri. Ha scritto dei versi meravigliosi in una sola notte per la canzone che abbiam ofatto insieme”. Poi parla dei Pooh e di Roby Facchinetti dicendo che è come suo fratello e una delle persone con cui ha un rapporto fantastico. Non lo vede come avversario a Sanremo 2018.
“Sono venuto qui per cantare e farmi conoscere come cantante solista. La mia attuale poszione in classifica non mi reoccupa perché il mi orapporto col pubblico è comunque fantastico. La mia unica preoccupazione è cantare. Uso i mezzi moderni per raccontare il passato. Non ho nulla contro generi come il rap, che ascolto. Solo che vengo da un’altra storia, inevitabilmente le mie influenze sono altre. Sono partito da mondi lontanissimi da quelli moderni. Ho fatto un disco alla vecchia maniera. La copertina del mio disco sembra vecchia, ma va bene così. Racconto un passato detto col linguaggio di oggi”.
“I Pooh si sono lasciati e non sciolti a chitarrate in testa. Tutto è possibile, anche che con alcuni di loro si faccia qualcosa insieme. Ci sentiamo molto spesso”.
Poi arriva Michi Porru, autore del testo di “testimone del tempo” e già partecipante del Festival di Sanremo del 1988 tra le Nuove Proposte. Fu protagonista di una storia singolare: arrivò secondo, ma al momento della premiazione stava rincorrendo i Beatles, ospiti quella sera.
Nel disco c’è una collaborazione con entrambi i suoi figli. “Chiara ha fatto tutti i cori dell’album e un duetto con me. Ed è anche un’ottima consigliera. Philipp ha suonato la batteria e contribuito ad un testo. Lui ha fatto già da batterista ad alcuni dei più grandi artisti italiani, oltre che con i Pooh quando è andato via Stefano D’Orazio”.
Cosa ti mancava quando eri con i Pooh? “Non sono ‘finalmente libero’ perché è stata una storia fantastica. Però non vuol dire che è stato sempre facile. Abbiamo scelto, voluto e lottato per rimanere cinquant anni insieme. Quando riparti da solo hai per forza di cose un entusiasmo nuovo. Ora ho la possibilità si sbagliare o far bene da solo. Nel gruppo ero più al sicuro, oneri e onori erano divisi fra tutti. Io ora sono un uomo felicissimo”.
“Ho lavorato tanto a questo disco e ho faticato per venire qua. Per questo sono contento e a posto con me stesso”.
L’AFI – Associazione Fonografici Italiani, in chiusura di conferenza, consegna a Red Canzian il premio riservato alla sua canzone.
La conferenza stampa finisce qui.