{module Banner sotto articoli}
Questa sera e domani, su Rai1, va in onda una miniserie in prima serata dal titolo “Pietro Mennea. La Freccia del Sud”, che ne ripercorre la vita professionale e privata ed è prodotta da Rai Fiction e dalla Casanova Multimedia di Luca Barbareschi che è anche attore: interpreta, infatti, il ruolo di Carlo Vittori, tecnico federale e allenatore di Mennea. Quasi un padre per l’atleta visto che la sua famiglia era lontana, a Barletta dove lui è nato.
Dirette da Ricky Tognazzi, le due puntate ripercorrono la vita sportiva di Mennea in un flashback: è lui stesso a rivedersi mentre è ai blocchi di partenza alle Olimpiadi di Mosca del 1980.
“Non si tratta di un classico biopic, questa fiction parte da un tema universale: la corsa contro il tempo che ognuno di noi fa per realizzare la propria vita” : così ha presentato la miniserie il direttore di Rai Fiction Tinni Andreatta.
Il regista Ricky Tognazzi parla di Mennea, che ha conosciuto personalmente, come di “un piccolo grande uomo. Un uomo piccolo, che non aveva le misure antropometriche per diventare un campione e che invece, con la forza di volontà, ha portato se stesso e tutto il Sud, di cui era un simbolo, sul podio”.
Ad interpretare Mennea è Michele Riondino, che è stato e sarà ancora, protagonista della serie “Il giovane Montalbano”: “Ho accettato subito la sfida, non avrei mai lasciato a nessuno dei miei colleghi la possibilità di interpretarlo” scherza l’attore per il quale “avere a che fare con l’uomo Mennea è stata un’occasione unica. E’ un personaggio che aveva tante cose che ricordano, in piccolo, la mia storia: era un ragazzo del Sud, con una grande passione che lo ha portato lontano dalla sua terra e, forse, anche un po’ dalla realtà”.
Riondino racconta la sua esperienza nell’interpretare il grande atleta: “ ho dovuto prepararmi fisicamente e, insieme, studiare il suo carattere. Ma ho dovuto anche imparare a correre come lui perché nel film ci sono spezzoni di repertorio e non potevo correre in maniera diversa da lui. Oggi, se ci fosse un Pietro Mennea, lo riconosceremmo? Quando sentiamo personaggi dello sport dichiarare di voler addirittura cambiare le regole per la vendita dei diritti sportivi, oggi metteremmo sotto il nostro avversario ancora prima di gareggiarci contro”.
A ricordare Mennea è anche il presidente del Coni Giovanni Malagò: “E’ stato un mio grande sostenitore nell’elezioni alla presidenza del Coni. La sua riservatezza era davvero eccezionale. Pietro stava male e, per mesi, è andato a curarsi in ospedale ma diceva che andava a trovare qualcuno che stava male perché non voleva che nessuno sapesse della sua malattia, nemmeno i familiari. Quando è arrivata la telefonata che mi avvisava della sua morte sono rimasto sgomento”.
Malagò sottolinea: “Lo scorso anno tutti gli atleti che hanno vinto una medaglia hanno eletto l’atleta del secolo. Il prescelto doveva essere vivente. Hanno vinto Alberto Tomba e Sara Simeoni ma io credo, e loro sono d’accordo con me, che se Pietro fosse stato ancora vivo, avrebbe vinto sicuramente lui”.
la fiction è stata preceduta da una lunga polemica. Il fratello dell’atleta, avvocato Vincenzo Mennea, come vi abbiamo documentato in esclusiva, aveva dichiarato di non essere d’accordo su comne era stata rappresentata la sua famiglia nelle due puntate e aveva minacciato di adire le vie legali. Minaccia che ha confermato al nostro sito dopo la presentazione della miniserie alla stampa.
Luca Barbareschi, però, liquida le polemiche con poche parole: “Abbiamo avuto la liberatoria della Fondazione Mennea, della moglie Manuela e di gran parte della famiglia. Questa persona, con cui ho parlato, non sapeva nemmeno se si trattasse di una fiction, di un film o di uno spettacolo. Pietro non aveva rapporti con quella parte della famiglia e noi non lo abbiamo messo nel film perciò non esistono margini di polemica”.