“Un progetto nato dalla volontà di approfondire delle curiosità degli ultimi trent’anni. Vanno dalla filosofia alle tradizioni mesopotamiche, a storie accadiche. Era impossibile raccontare in altro modo, se non con alcuni brani, queste storie così complesse. Questi argomenti posono essere interpretati come un’unica storia onorica, oppure attraverso gli spunti poetici che vengono da questi testi e sono ispirati proprio alle tradizioni antich edi cui ho parlato”.
Questa viene definita dallo stesso Gazzè un’opera “sintonica”, cioè che vede l’accoppiamento anomalo orchestra-elettronica.
Dal vivo come sarà realizzato un progetto così ambizioso? “Questo disco è stato già suonato dal vivo a Roma con la Bohemian Symphony Orchestra di Praga. Esiste già anche la scenografia. Mi immagino il progetto performato in posti come l’Arena di Verona e posti che ne esaltino lo spirito”.
La ricerca delle radici dei popoli le viene anche dal fatto che ha viaggiato molto? “Sono cresciuto in Belgio, in un contesto anglofono e francofono. Discutevo spesso con i miei vecchi compagni musicisti sulla bellezza di cantare in italiano e in quel periodo ne ascoltavo molto per “disintossicarmi” dal punk che suonavamo continuamente. Per ore sfondavamo gli amplificatori suonando punk e poi tornavo a casa e ascoltavo “Via Paolo Fabbri 43″. Studiare le radici dei popoli mi viene dallo sviluppo di quell’attitudine, probabilmente”.
Stasera? “Premetto che nasco come pianista classico. Quando ho iniziato a suonare il basso, suonavo jazz. Con i miei compagni di duetto abbiamo già fatto un tour insieme, anche perché loro hanno una sensibilità musicale incredibile e non suonano solo jazz. Stasera la mia canzone sarà suonata come una ballad in versione pop: suonerò il basso, ci sarà una batteria”.
A chi faresti cantare la tua canzone? “Non so, penserei ad Andrea Bocelli. Anche a questo Festival l’avrei cantata con il microfono che usano i tenori. La situazione acustica di queste serate non è ottimale pe run brano del genere. La diffusione in sala disturba la condizione ideale, che, paradossalmente, dovebbe essere la più analogica possibile.”
“Il vestito da Dottor Stranger che utilizzo durante le esibizioni l’ha disegnato un artista della vestizione, Gianluca Saitto, ispirate da “Alchemaya”. Sono una sorta di cantastorie che ha bisogno di costumi del genere”
“Non sto seguendo il feedback degli ascolti. Mi hanno detto cha va. Ma io sono contento di fare quest’opera, un impegno enorme, una sfida e una grande soddisfazione. Se non dovesse passare in radio, non sarebbe così grave, la soddisfazione mi viene da lì”.
“Il mio vecchio album, Maximilian, si chiude con un pezzo sinfonico che in qualche modo è stato il preludio a questo album”.
“I miei figli sono spesso tra i primi a cui faccio ascoltare le mie canzoni. Con mio fratello abbiamo adottato questa linea che avvicina le canzoni alle filastrocche anche per tale motivo: mi piace che le canzoni colpiscano anche i bambini”.
La conferenza stampa finisce qui.