Succede, spiegano gli autori della versione americana di “Case orribili” che una dimora, anche la più lussuosa e ben addedata, con il trascorrere degli anni e delle mode, diventi vecchia e non più in grado di soddisfare le esigenze dei proprietari. E molto spesso accade che gli stessi proprietari non hanno nessuna idea di come fare per rimodernarle e renderle più attuali. Per venire incontro a queste esigenze, nasce “Case orribili” che, in soli 4 giorni e con 15.000 euro a disposizione, si impegnao a ridare nuova linfa vitale alle case in difficoltà. Il team che è addetto a questo compito è formato da Eric Stromer, agente immobiliare, da suo fratello Kurt, ristrutturatore d’interni e da Megan Weaver, interior designer. A loro tre, soci in affari, è affidata la difficile missione di ndividuare le case più caotiche e mal combinate d’America per trasformarle in meravigliose abitazioni. Insomma, dopo aver assistito, sul piccolo schermo, a tante trasmissioni che si occupano di lifting fisico, adesso arriva il momento del cosiddetto “lifting immobiliare”.
Finora le puntate previste in palinsesto sono otto. Ognuna rappresenta un divertente episodio a se stante che inizia con una situazione devastante per gli appartamenti. Ma lentamente, le numerose stanze, sciatte e fatiscenti, saranno trasformate in ambienti curati e accoglienti per la gioia dei proprietari e l’invidia dell’intero vicinato. Non solo, ma ogni venerdì i telespettatori italiani vedranno la risoluzione di un problema differente. Ad esempio, potranno seguire i tre esperti che cercano di ampliare, con una serie di accorgimenti, gli spazi di una casa. Stanno talmente stretti i proprietari che il figlio non disponendo di una cameretta, deve andare ogni sera a dormire in garage.
“Case orribili” è un format americano che viene trasmesso, in versione originale su Lei tv. Qualcosa di simile, in Italia, è arrivato con “Extreme make over” il prgramma condotto la scorsa primavera da Alessia Marcuzzi su Canale 5. Ma il fine della trasmissione era differente: la Marcuzzi con un team di architetti, ingegneri e tecnici, andava alla ricerca di famiglie indigenti che vivevano in case molto precarie e in condizioni disagiate. E, nel giro di una settimana, le rtimetteva completamente a posto, senza però far spendere ai proprietari neppure un euro. Insomma il fine era la beneficenza.