E’ articolato in tre episodi: nel primo si parla della azienda floro- vivaistica di Maria situata proprio ai piedi del Vesuvio. Nel secondo sono proposte le creazioni artistiche di Matteo che dipinge i suoi quadri utilizzando la lava del Vulcano. Nel terzo la particolare devozione alla Madonna della cantante neo- melodica Jole è al centro della vicenda.
{module Google richiamo interno} Dall’insieme scaturisce un quadro articolato e, per centi aspetti, inquietante, soprattutto per quanto riguarda gli abusi edilizi che hanno devastato il territorio e che costituiscono un pericolo per le popolazioni residenti. Dai filmati si vedono realtà che sarebbero diddicili davvero da immaginare.
Il programma si avvale non solo della voce dei protagonisti, ma anche di attori noti che, come vi abbiamo detto, sono Toni Servillo, Donatella Finocchiaro, Fabrizio Gifuni, Leo Gullotta e Iaia Forte.. A loro il compito di leggere passi dedicati al Vesusio scritti da scrittori come Giacomo Leopardi, Curzio Malaprte. Ci saranno inoltre, nelle letture, anche le testimonianze di Plinio il giovane sull’eruzione che distrusse Pompei e Ercolano nel 79 dopo Cristo. Naturalmente sono documentati anche gli aspetti positivi del territorio, in particolare quelli legati alla popolazione napoletana capace di slanci eccezionali. Gli abitanti di napoli vengono presentati come un popolo che ha espresso grandi personaggi, artisti, intellettuali e nello stesso tempo, spesso, si avvandona ancora oggi ad incredibili forme di superstizione.
Nel documentario si avverte l’impronta del regista Pannone che, partendo dai casi singoli, riesce a definire un quadro generale inserito sempre nel rapporto del Vesuvio con Napoli: una sorta di ambivalenza emotiva di amore e odio tra vittima e carnefice.
Il regista non è nuovo a esperienze del genere, in quanto è riuscito, spesso, a documentare problemi scomodi che tradizionalmente restavano nascosti. Indubbiamente il merito di averli portati alla ribalta, consente al grande pubblico di conoscere i dettagli, anche drammatici, che vanno oltre la classica oleografia di maniera sulla città partenopea a cui da tempo siamo abituati.