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La classe sembra un programma lontano dalle sue corde professionali. Perchè ha accettato la conduzione?
La trasmissione cerca di riportare tra i banchi scolastici giovani che hanno abbandonato gli studi. L’idea di trattare in maniera leggera ma autorevole, un tema delicato come l’evasione scolastica che ha raggiunto il 17% in Italia, mi ha interessato subito. Ho voluto dare anch’io un contributo per portare all’attenzione dei media un problema di cui non si parla mai. Ed io, per il lavoro che svolgo a Il ruggito del coniglio, di quotidiani ne leggo tanti in un giorno, ma dell’abbandono scolastico non c’è traccia. Pensi che in alcune zone del Meridione raggiunge anche cifre del 30%, dati da dopoguerra.
E’ riuscito il progetto?
Assolutamente si. La formula ha riunito ex studenti, esperti, professori scolastici e personaggi dello spettacolo: un mix gradevole e formativo che ci auguriamo possa essere ripetuto il prossimo anno. La rete e la produzione ne stanno discutendo sulla scorta del gradimento di pubblico ottenuto. In fondo la scuola interessa tutti. E l’ultima puntata riserverà una sorpresa agli studenti.
Radio, scrittura, teatro, tv, da dove cominciamo?
Da Il ruggito del coniglio, un programma gratificante, divertente da realizzare, ma molto faticoso che il prossimo 5 ottobre compie 20 anni di esistenza. Naturalmente celebreremo la ricorrenza.
Ci sarà anche quest’anno la pausa estiva?
Io e Dose andremo in onda in diretta fino a giugno per tornare come consuetudine a settembre. Ma il ruggito del coniglio continuerà per tutta l’estate nella formula Coniglio relax che stiamo sperimentando con successo nei week end. E’ un modo per non perdere il contatto con il nostro pubblico. Coniglio relax non è un montaggio, è un programma tutto nuovo, solo che è registrato.
Oltre all’ultimo libro L’allegria degli angoli edito da Einaudi, lei è anche autore di testi.
Si, collaboro con Luciana Littizzetto alla stesura dei testi dei suoi monologhi all’interno di Che tempo che fa. E il mio libro racconta la storia di Lorenzo, un singolare geometra costretto a constatare che di geometrico a questo mondo c’è davvero poco. Ad esempio, le rette parallele finoscono spesso per incontrarsi e il quadrato costruito sull’ipotenusa (magari in modo abusivo) non equivale mai alla somma dei quadrati costruiti sui cateti.
A suo parere, che satira tira in Italia oggi?
Ne tira troppa. Abbiamo troppe situazioni sulle quali satireggiare. Il problema non è la censura, ma la realtà.
Si spieghi meglio.
Non esiste nessun altro paese occidentale nel quale scandali, polemiche, corruzione alimentino quotidianamente la cronaca. Come “addetti ai lavori” abbiamo sempre una quantità enorme di materiale sul quale sbizarrirci. Ma se come satirici può far piacere, come cittadini, la situazione è inquietante.
Vuol dire forse che il confine tra politica e spettacolo è sempre più flebile?
Infatti non c’è più differenza, oramai siamo nello show globale. E questo non mi piace. Io vorrei politici seri e confini ben delimitati tra le due categorie: i rappresentanti dello Stato e quelli dello spettacolo e del varietà.
La vediamo pochissimo in tv. Come mai?
Non amo fare l’ospite nei salotti. E non mi interessa condurre quiz, show, o quant’altro.
Lei ha realizzato anche un settimanale umoristico, Ruvido, le cui pubblicazioni sono cessate troppo presto.
C’è un progetto a proposito, dopo l’estate che, con un titolo differente, interesserà il web
Infine il teatro. Tornerà con il suo spettacolo “Anche se sei stonato?”
Lo riprenderemo il prossimo 9 novembre al Teatro Olimpico di Roma.