{module Banner sotto articoli}
A quando un nuovo programma in tv e che pensa del piccolo schermo?
Vedo la televisione, la frequento, ma non ne penso un granché bene, non come mezzo in se bensì come sostanza. Sappiamo tutti che in tv basta conoscere una persona e una sedia in un talk show te la trovano, anche se non sai fare niente e non hai niente da dire. Anche il cinema se sei modesto lo fai uguale, sul set giri 10 volte una scena e la impara pure mia zia. A teatro è impossibile entrare per raccomandazioni , devi essere capace. Ecco in questo sono un po’ presuntuoso.
Che faresti in tv?
Un programma mio che ho già proposto e che rischio addirittura di riuscire a fare. Sarebbe in mezzo alla gente, il mercato in ogni città per esempio, dove puoi incontrare veramente la quotidianità delle persone. In genere invece si va tra le gente per cercare la rabbia o la disperazione a vantaggio di quei programmi che si occupano di economia o politica. Un’altra idea e un titolo che mi piace è ‘’Ore 8”: immagina una finestra che si accende all’ora di cena e tu che passi per strada alzi lo sguardo e cominci a chiederti chi c’è in quella casa. Pensi a quali possono essere i loro problemi, desideri o sogni, forse la loro vita assomiglia alla tua. Ecco potrei partire da questo per poi andare sempre e comunque a parlare con le persone, sono loro che mi piacciono e mi interessano.
Una finestra sul cortile?
Si ma senza delitti. Basta con questa tv piena di urla, scandali e cronaca nera. Andiamo a vedere com’è davvero la gente. Per me la qualità vera si trova nelle persone normali. Hai visto il mio film? È un film sereno, genuino, semplice fatto di battute e un racconto. Non servono cose particolari, in fondo il Neorealismo o i film italiani degli anni ’60, quelli che hanno fatto scuola, erano film semplici che raccontavano vite normali. Ora fanno film con storie improbabili. Gente con una casa da 5 milioni di euro, 7 figlie di cui 3 psicopatiche…non è vero non ce l’ha nessuno una famiglia così o se ce l’ha ‘se butta davvero dal ponte e non pe scherzo!’.
Intanto arriva la sua prima fatica cinematografica, “Uno anzi Due” .
Il film è’ in uscita il 9 aprile e narra le vicende tragicomiche di un romano de’ Roma che in piedi sul parapetto di Ponte Milvio pensa di buttarsi. La minaccia dell’insano gesto attira una piccola folla di passanti e curiosi ai quali, l’aspirante suicida spiega, raccontando la sua storia, perché vuole farla finita.
Per un teatrante che fa del rapporto con il pubblico una parte importante dello spettacolo c’è difficoltà a lavorare nel cinema dove è impossibile percepire la temperatura della platea e catturare l’energia dallo spettatore?
Al cinema dovrebbe lavorare più gente di teatro. Anche in televisione lavoravano artisti che si erano formati professionalmente in teatro i ballerini erano ballerini veri e gli autori erano scrittori, intellettuali così come spesso gli attori degli sceneggiati televisivi ad esempio venivano proprio dal teatro. Il mio prossimo film sarà ancora di più con attori di esperienza teatrale, che hanno i tempi giusti, importantissimo soprattutto per fare i comici e la commedia. Quando a teatro scompare la quarta parete e senti il pubblico è emozionante. Al cinema non si può fare ma puoi provare ad avvicinarti a quell’atmosfera.
Quindi pensa già al prossimo film per il quale, ci sembra di capire, si candida da regista.
So già il titolo “Ho sognato la mia vita” . Un racconto di vita quotidiana ambientato a Roma perché raccontare una storia a Milano o Canicattì mi resta difficile. Non conosco bene la gente e la realtà di quelle città , non è provincialismo o campanilismo è solo più facile per me anche se, parliamoci chiaro, girare a Roma è molto complicato. Sarebbe più semplice trasferirsi a Polignano, adesso girano tutti in Puglia, ci costruiscono sopra proprio le storie. Solo che io sono romano e so raccontare gli umori della mia città. La storia è quella di un uomo qualunque al quale un evento imprevedibile cambierà la vita. Per il cast penso di chiedere a molti di quelli che mi hanno affiancato in questo primo film di darmi ancora fiducia. Sono attori straordinari e non vorrei fare a meno di loro. Penso di convincerli continuando, come per questo film, a portare sul set chili di porchetta per le pause di lavoro. Io la prescriverei proprio come la vitamina C, porchetta per tutti!