Il primo ad entrare è Carlo Conti, celebrato dal conduttore dopo la sua conduzione del Festival di Sanremo e pronto per la nuova edizione di Si può fare. Innanzitutto Conti non si sbilancia su una seconda conduzione del Festival. Giletti cerca di capire, perché il direttore di Rai Uno Giancarlo Leone ha dichiarato che manca solo di decidere il costume che indosserà Conti; il collega però risponde che l’anno prossimo a febbraio a quell’ora spera di stare si in costume, ma alle Maldive.
Si passa così agli inizi della carriera in radio, quando per inseguire il suo sogno, Conti si è licenziato dall’ufficio rinunciando così a un posto sicuro. La madre forte, rimasta vedova molto giovane, lo ha incitato ad andare avanti per la sua strada, senza preoccuparsi di chi sta meglio, gettando però sempre un occhio a chi sta peggio. Perso il padre ad appena un anno e mezzo, Conti confessa di averne sentito per la prima volta la mancanza a 20 anni, durante una partita di tennis con Pieraccioni, quando si è accorto che gli mancava quella figura pronta a tifare per lui. Passando per la paternità fino alla passione per la pesca trasmessagli dal nonno, l’intervista si conclude con i saluti da parte de Il Volo, che Conti ha “scoperto”, ragione questa per cui Giletti gli dà del Pippo Baudo.
La seconda ospite è Ambra Angiolini, in promozione per il film di Michele Placido Giletti vira subito sul gossip e il matrimonio con Francesco Renga: è difficile vivere la quotidianità per due persone che hanno successo? Lei prima lo invita a sposarsi per riparlarne tra qualche anno, ma poi risponde che, proprio in virtù del loro lavoro particolare, in realtà vengono giustificati loro molte mancanze. Sempre in vena di gossip, Giletti rispolvera il bacio tra l’attrice e il marito Francesco Renga a Sanremo, quando il cantante venne proclamato da Bonolis trionfatore dell’edizione 2015 del Festival.
La Angiolini ha vissuto un momento piuttosto singolare, in quanto era in viaggio verso Milano con Dario Fo quando è arrivata la notizia del Nobel. L’annuncio era stato dato da una macchina che li ha affiancati; dall’interno del finestrino, un cartello con la scritta, che oggi Ambra ancora conserva autografato. Fermati in autogrill a festeggiare, la gente riconosceva Ambra e non Fo, che era addirittura un Premio Nobel.
Si prosegue con Giovanni Trapattoni, che racconta l’infanzia povera. Da piccolo giocava a calcio con una vescica di maiale esiccata e riempita di stracci. “Prendevamo tutto a calci”, ricorda, “anche i barattoli”; il padre però non voleva che giocasse a calcio, perché rompeva le scarpe. Il padre morì quattro giorni dopo l’esordio di Trapattoni nelle giovanili del Milan. Tra i tanti campioni con cui è venuto a contatto, un aneddoto su Maradona, che ha visto palleggiare con una pallina d’avorio del biliardo.
Infine, il tenore Jonas Kauffmann, per cui la musica classica ha un potere enorme, tanto da funzionare dopo più di cento anni, mentre il pop scade subito Si rimane affezionati perché magari si legano dei ricordi ai brani; con la classica invece, non serve avere un ricordo per interiorizzarla. La puntata si conclude qui, l’appuntamento è per domenica prossima.