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Come nasce l’idea di About Love?
Desideravo da tempo realizzare una trasmissione che parlasse di amore in senso positivo. Sono stato anche autore de Il treno dei desideri su Rai Uno, dove le storie delle persone comuni venivano raccontate personalmente dai protagonisti. In About Love i giovani parlano di sè stessi in prima persona, con una forma quasi cinematografica di racconto.
Si spieghi meglio: come viene raccontato l’amore?
In una chiave nuove, all’insegna della speranza e dell’ottimismo. Ha presente trasmissioni quali Quarto grado, Chi l’ha visto e Amore criminale? Ebbene, About Love rappresenta l’esatto rovescio della medaglia, la parte positiva del sentimento.
Molti programmi, come quelli precedentemente citati, si basano prevalentemente sulla cronaca di casi purtroppo violenti. Noi ribaltiamo questa sensazione.
Ci racconta qualche storia presente nella prima puntata?
Una vicenda mi ha particolarmente colpito, quella di Aurora, che da piccola ha purtroppo conosciuto la violenza e l’abuso tra le mura domestiche. Un dolore che sembrava precluderle ogni possibilità di guardare all’amore in maniera positiva. Così è stato fino a quando non ha conosciuto un ragazzo , solo però attraverso un rapporto telefonico. Ma quando Aurora ha guardato negli occhi il giovane, ha capito dallo sguardo di aver trovato l’ancora di salvezza della sua vita.
Oggi vive insieme al suo uomo e ha tre figli. In trasmissione ringrazierà quel ragazzo che è riuscito a farle ritrovare la sicurezza in sè stessa e la fiducia negli altri.
Questa storia mi ha completamente devastato, perché la violenza è una forma di ferocia inaudita.
Che pensa dei programmi che invece si accaniscono sulla cronaca nera per conquistare spettatori?
Seguendone qualcuno, io non riesco assolutamente a capire la ragione per la quale si ammazza il proprio coniuge o la propria compagna per ragioni così futili. Ho provato a interrogarmi, pensando che forse i valori sballati di cui siamo portatori potrebbero aver rovinato le nostre reazioni.
Non c’è ragione per una morte fine a se stessa. Andrebbe fatta un’analisi del comportamento dell’uomo che torna ai brutali istinti animali. Ma possibile che noi italiani, sempre così ingegnosi e con tanta capacità di andare avanti, non riusciamo a farci una ragione di un ipotetico abbandono sentimentale?
Come procede il suo lavoro di primo cittadino di Rosella?
Molto bene, sono ancora sindaco ma ho rinunciato al mio stipendio per poter realizzare un parco giochi per bambini. Non credo però di ricandidarmi alla fine del mandato, lascio il posto ad un successore più giovane che sappia analogamente intercettare i desideri dei nostri concittadini.
Lei manca dal cinema dal 2013, quando ha diretto Universitari. A quando il prossimo film?
La situazione dei film italiani sul mercato internazionale, attualmente non è eccellente. Ci sono poche pellicole che hanno incassato all’estero: in quest’ottica diventa più difficile produrre nuovi lavori. Ad esempio: mentre i miei primi film sono stati un vero e clamoroso successo oltre confine, lo stesso non si può dire per Universitari.
Significa che rinuncia al grande schermo?
Assolutamente no. Bisogna solo trovare una nuova strada per produrre in maniera positiva. In quest’ottica, sto scrivendo la sceneggiatura del mio prossimo film, di cui ancora non posso svelare nulla.
Pensa ancora alla fiction televisiva?
Certamente. Sto infatti scrivendo una serie tv ambientata in un contesto molto interessante. Sono sempre stato molto curioso di come evolvono i rapporti interpersonali tra i dipendenti di una stessa azienda, che vi lavorano da anni. La serie tv sarà incentrata proprio su queste dinamiche, con un occhio attento allo schema di About Love.
Ci lascia infine un ricordo del suo papà Pipolo?
Mio padre è sempre stato divertente, generoso e ottimista con me. Ha sempre smussato qualche lato del mio carattere con intelligenza, leggerezza e ironia. È stato bello consigliarmi con lui, e oggi che non c’è più il mio dialogo con lui continua idealmente, senza interruzioni.