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Hanno partecipato il giornalista Giampaolo Colletti, Lella Mazzoli, docente all’Università di Urbino e Scuola di giornalismo di Urbino, l’autore di Virus Alberto Puoti e Ilaria Nicosia, con cui è nata la divisione Digital di Freemantle Italia.
A dare il la alla discussione è stato Colletti, che ha citato Jeff Jarvis, secondo cui i media dovrebbero investire di più sui business delle relazioni, e non solo in quello dei contenuti.
Oggi la televisione non ha più davanti uno spettatore passivo: al pubblico tradizionale, quello con un’età più avanzata, se ne affianca infatti uno che vuole far parte del processo narrativo. I nuovi media vengono utilizzati non solo per commentare, ma anche per fruire i contenuti televisivi in modo diverso.
Due esempi di questa integrazione comunicativa sono X Factor, il talent show di Sky, e Virus- il contagio delle idee, il talk condotto da Nicola Porro su Rai Due.
Il primo si caratterizza per essere riuscito a fidelizzare gli spettatori. Gli aficionados del programma sanno che questo non si esaurisce nelle puntate in onda su Sky e che la sua macchina produttiva è in azione tutto l’anno. Consci di ciò, gli autori permettono dunque di seguire le fasi di pre-casting e le audizioni, di modo che gli spettatori rimangano il più possibile coinvolti. Durante la messa in onda del talent poi, commenteranno e decideranno chi portare alla vittoria.
Un’altra trasmissione con una componente social di rilievo è Virus. Nonostante gli ascolti non brillino, nel web il dibattito è caldo, dimostrando che l’attenzione si è spostata nella dimensione dell’online. È proprio pensando al web che è stata ideata la social room di Greta Mauro: a Virus è stata inserita un’agenda di lettura dei flussi dei social network e l’analisi dei big data.
Questa tv commentata, fruita in rete con tempi diversi, raggiungibile da diversi device, dilatata nel tempo rispetto alla tradizionale messa in onda, per la Mazzoli diventa come un “patchwork di nuovi palinsesti che lo stesso pubblico si crea, rispetto a quello tradizionale”. Si verifica la partecipazione dal basso.
Emerge infine un dato significativo: attualmente il 73% delle persone si informa in rete, cliccando sui pezzi durante la pubblicità. La televisione sta perdendo il suo ruolo di mezzo principe dell’informazione, ulteriore segnale che ora è il pubblico a creare i propri percorsi selezionando i contenuti che ritiene opportuni.