Mai accaduto prima nella storia del Premio, l’opera finalista, come da regolamento, continua a concorre per la vittoria finale. La Fondazione Il Campiello e il Comitato di Gestione del Premio, nella persona del suo Presidente Piero Luxardo, in una nota stampa esprimono profondo cordoglio per la morte di Riccarelli, “scrittore tra i più originali e profondi della narrativa italiana contemporanea”. “Siamo vivamente colpiti dalla scomparsa di Ugo Riccarelli, che aveva partecipato a Roma, appena martedì 9 luglio scorso, a uno degli Incontri con gli Autori promossi dal Campiello –dichiara Piero Luxardo -. Con Riccarelli scompare una significativa figura del panorama letterario italiano, uno scrittore appassionato di storie, sentimenti ed umanità.”
Con “L’amore graffia il mondo” (Mondadori), selezionato dalla Giuria dei Letterati del Premio, Riccarelli concorre alla 51esima edizione del Premio Campiello assieme a “La caduta” (Nutrimenti) di Giovanni Cocco, “Geologia di un padre” (Einaudi) di Valerio Magrelli, “Tentativi di botanica degli affetti” (Bompiani) di Beatrice Masini e “L’ultimo ballo di Charlot” (Sellerio) di Fabio Stassi. “Desidero inoltre sottolineare – continua Luxardo – che, come da regolamento, il libro rimane in concorso. Il regolamento del Premio Campiello non prevede infatti che il libro venga ritirato. E’ l’opera narrativa, non l’autore, che sottoponiamo alla Giuria dei 300 Lettori, e la Giuria saprà scegliere quella migliore.” L’articolo 4 del regolamento del Premio Campiello prescrive infatti che possono concorrere al Premio le opere di narrativa italiana pubblicate per la prima volta in volume nel periodo 1 maggio 2012 – 30 aprile 2013, i cui Autori risultino viventi alla data della riunione di Selezione della cinquina finalista, riunione che si è svolta per questa edizione del Premio il 31 maggio scorso a Padova. La Cerimonia di premiazione si svolgerà sabato 7 settembre al Teatro la Fenice di Venezia.
Questo è quanto si legge sul sito del Premio Campiello (www.premiocampiello.org) a proposito di L’amore graffia il mondo
È come se portasse il destino nel nome, Signorina: suo padre, capostazione in un piccolo paese di provincia, l’ha chiamata così ispirandosi al soprannome di una locomotiva di straordinaria eleganza. E creare eleganza, grazia, bellezza è il suo talento. Un giorno dal treno sbuca un omino con gli occhi a mandorla e, con pochi semplici gesti, crea un vestitino di carta per la sua bambola. L’omino scompare, ma le lascia un dono, un dono che lei scoprirà di possedere solo quando una sarta assisterà a una delle sue creazioni.
Potrebbe essere l’atto di nascita di una grande stilista, ma ci sono il fascismo, la povertà e gli scontri in famiglia, le responsabilità, i divieti e poi la guerra…
e Signorina poco a poco rinuncia a parti di se stessa, a desideri e aspirazioni, soffocando anche la propria femminilità, con una generosità istintiva e assoluta. E quando infine anche lei, quasi all’improvviso, si scopre donna e conosce l’amore, il sogno dura comunque troppo poco, sopraffatto da nuovi doveri e nuove fatiche, e dalla prova più difficile: un figlio nato troppo presto e nato malato, costretto a “succhiare aria” intorno a sé come un ciclista in salita.
Nonostante i binari della ferrovia siano ormai lontani e la giovinezza lasci il posto a una maturità venata di nostalgia, ancora una volta Signorina sfodera il suo coraggio e la sua determinazione al bene e lotta per far nascere suo figlio una seconda volta, forte e capace di respirare da solo.
Solo alla fine, nell’attimo esatto in cui la lotta cede il passo alla quiete, quel figlio nato due volte si renderà conto che l’amore coraggioso, quello di una donna e di una madre come Signorina, porta nel suo stesso corpo le ferite e i graffi del tempo…
L’amore graffia il mondo è il ritratto appassionante di una donna più forte delle proprie fragilità e del vento della storia: una figura indimenticabile, unica, eppure sorella delle tante donne che ogni giorno come guerriere silenziose rinunciano a se stesse per abnegazione e per amore.
Ma – come Il dolore perfetto, con cui Riccarelli ha vinto il premio Strega nel 2004 – questo romanzo è anche la saga di una grande famiglia, con una galleria di personaggi severi o meschini, inermi o tenaci che rimangono incisi nella memoria perché appartengono a un tempo perduto. È la storia dell’amore più assoluto e viscerale, quello tra madre e figlio, e della speranza più visionaria. Ed è la celebrazione della forza dell’immaginazione: quella di una donna capace di trarre un abito dalle pieghe di un foglio di carta, perché bastano pochi semplici gesti per vestire di bellezza il mondo.